Annibale Colombo, Salone del Mobile.Milano 2022
Annibale Colombo, Salone del Mobile.Milano 2022

Per una firma come Annibale Colombo il rapporto con il valore del fatto a mano e l’amore per il legno sono molto più di una scelta. È parte del suo Dna. Le radici dell’azienda vanno infatti molto indietro nel tempo, ai primi dell’Ottocento: è nel 1812 infatti che Filippo Colombo fonda la sua bottega, che realizzava mobili d’arte per l‘aristocrazia dell’epoca.

«Era una situazione artigianale, la Brianza a quel tempo era un territorio prettamente rurale. Però aveva vicine Monza, con la sua reggia, e Milano con tante dimore importanti. E c’era bisogno di botteghe in loco per effettuare manutenzioni e all’occorrenza sostituire pezzi danneggiati. Capaci, per esempio, di riparare le sedie, che è l’articolo sottoposto a maggiore usura», spiega oggi Luciano Colombo, managing director dell’azienda.

Inizia così una storia legata al mobile classico. Attorno agli ’90 viene messa in pratica un’idea mai tentata prima: applicare agli arredi in stile il concetto di componibilità. È un passo verso la modernità: l’idea, inizialmente accolta con qualche perplessità, diventa un successo che continua ancora oggi. Con forme semplificate e più pulite, in linea con l’evoluzione del gusto; studiate in proprio o insieme a designer esterni (Carlo Bimbi, Giuseppe Manzoni, Giovanna Azzarello, Stefano Boeri – la lista è lunga). Ma dove il valore del fatto a mano è ancora un elemento portante.

«Abbiamo macchine a controllo numerico e un processo industrializzazione pienamente realizzato», prosegue Colombo, «ma l’apporto dato dalla manualità è ancora intorno al 60%». I motivi si trovano in alcune scelte di sostanza: per esempio quella di non utilizzare pannelli precomposti ma legno massiccio o, in alcuni casi, multistrato. «Una macchina non riesce a sentire la vena del legno: per questo, specialmente nella fase di rifinitura dei particolari – carteggio, lucidatura – è indispensabile l’intervento umano».

Un altro elemento di valore aggiunto che un sistema di produzione di questo tipo dà al cliente è la possibilità di avere un prodotto realizzato davvero su misura delle sue esigenze. «È un po’ la stessa differenza tra comprare un abito confezionato e farselo realizzare da un sarto, potendo decidere tutto: dal tessuto alla forma del taschino o quella delle asole», conclude Colombo. «Il vero lusso non è tanto quello che appare, ma la totale corrispondenza di un oggetto ai desideri dei nostri clienti».