Le interviste di IFDM: Nina Yashar

Incontro ravvicinato con una delle più note tastemaker al mondo in fatto di design. Per capire come scoprire un talento da seguire

Nina Yashar - Photo © Mattia Iotti
Nina Yashar - Photo © Mattia Iotti

Gallerista, scopritrice di talenti, collezionista instancabile. Nina Yashar lascia la sua nativa Teheran nei primi anni ’60 e si stabilisce in Italia. A Milano fonda la galleria Nilufar nel ’79, a cui nel 2015 si è aggiunto il Depot di viale Lancetti. Il suo lavoro è un gioco caleidoscopico di scomposizione e ricomposizione, a caccia di quegli accostamenti che hanno reso la sua firma riconoscibile in tutto il mondo.

Cosa presenta quest’anno?
Portiamo in mostra progetti di oltre 25 designer; è un programma di intrattenimento molto ricco perché vogliamo mostrare al mondo tutto quello a cui abbiamo lavorato in questi due anni che, solo in apparenza, sono stati di pausa.

Anestis Michalis
Anestis Michalis

Qualche anticipazione?
Partendo dal Depot, vorrei iniziare dal nostro spazio esterno, dove esponiamo l’installazione artistica di Patrick Tuttofuoco, Out of Body. Questo nuovo lavoro riesce a tradurre in materia fisica un’esperienza che in realtà trascende la fisicità, focalizzandosi per l’appunto sul momento in cui sentiamo una momentanea dipartita dal nostro corpo. Spostandoci nel mio ufficio, troviamo l’installazione Too Much, Too Soon! dell’artista digitale Andrés Reisinger. Per il periodo della Milano Design Week Andrés ha letteralmente occupato questo spazio, rendendolo vivo solo con quattro sculture illuminate e una composizione musicale ispirata dal free jazz. Andrés è un artista curioso perché nella sua veste di artista metafisico propone in realtà una visione molto realistica della compenetrazione tra mondo digitale e mondo fisico; una visione rassicurante, un anti-hacker. Il nuovo capitolo della serie FAR, curata da Valentina Ciuffi, che presentiamo quest’anno è invece Craftmania. Sono proposti i design sperimentali degli artisti incredibilmente contemporanei Etienne Marc, Carlo Lorenzetti e Odd Matter. È una bellissima storia di dialogo e confronto proattivo e interlocutorio tra contemporaneità e passato, tradizione artigianale, sfociando in un approccio a volte collaborativo ma a volte sfidante. È un tema che mi è sempre stato molto caro.

In via della Spiga invece?
Uno degli elementi più curiosi della mostra alla Milano Design Week sarà sicuramente la collaborazione con Ginori 1735. Qualche mese fa mi hanno chiamata, chiedendomi di lavorare insieme a una nuova collezione di ceramiche del loro progetto Reborn, firmato da quattro designer di mia scelta, ovvero Martino Gamper, Flavie Audi, Federica Perazzoli e Andrea Zucchi. È una bellissima storia di milanesità, di due storiche realtà che si congiungono. Ultima ma non per importanza, sempre qui, è la presentazione del nuovo lavoro del talentuoso Khaled El Mays, un’iterazione della sua Flora Seating Series. Quest’anno Khaled ha liberato la sua creatività proponendo un lavoro totalmente psichedelico, sognante – un’installazione che coinvolge i visitatori in un’esperienza senza dubbi appartenente al mondo dell’immaginazione.

The Candy Box by Khaled El Mays
The Candy Box by Khaled El Mays

Dove sta andando il design oggi?
In una curiosa fusione; il digitale sta velocemente permeando il fisico, ma allo stesso tempo si nota una quasi disperata ricerca di autenticità e storicità con il vintage d’autore.

Cosa cerca secondo lei il pubblico nel design d’autore?
Vogliono diventare proprietari di un investimento sicuro. Allo stesso tempo sono opere che materializzano una passione, condivisa da molti, per la storia del design. Sono degli elementi così protagonisti che definiscono lo spazio in cui vengono inseriti, diventando il cuore da cui poter sviluppare il resto del progetto di arredo.

Dove sta il confine tra arte e design?
Nella funzionalità.

Qual è la firma Nilufar, la sua cifra stilistica?
Equilibrio tra gusto estetico, ricerca e la necessità di oltrepassare i confini.

Venice Airport Nicelli - Photo © Giovanni Emilio Galanello
Venice Airport Nicelli – Photo © Giovanni Emilio Galanello

Come scopre nuovi designer con cui lavorare?
Un tempo ero sempre in viaggio, ora devo ammettere che abbiamo ripreso da poco quindi i miei ritmi si sono momentaneamente rallentati. Sono fortunata perché riceviamo molte richieste spontanee di designer, e perché sono circondata da un team di collaboratori di cui mi fido molto.

Cosa la colpisce del progetto di un giovane designer?
L’interpretazione della funzionalità con forme insolite e pensieri progettuali inediti. È stato così anche con Martino Gamper: è un artista che inizia da un progetto esistente che reinterpreta in chiave personale e contemporanea per innestare una completa novità. Nel 2022 celebriamo quindici anni di collaborazione, una lunga storia di amicizia e bellissimi progetti. Nel Depot, ospitato nella hall, Martino presenterà Innesto: da tre tappeti prendono vita tre ambienti, storie e mondi diversi.

La sua ultima “scoperta” in fatto di designer?
Robinson Ferreux, un grande e giovane talento francese.

C’è qualche oggetto che è particolarmente significativo per lei?
Sono davvero troppi per poterne citare solo alcuni. Posso dirle che sono talmente cari che non li considero solo oggetti, ma quasi tappe di vita.