Modigliani vi si era stabilito col suo studio-abitazione. Picasso viveva nelle vicinanze e Gauguin frequentava i caffè della zona. Rue de la Grande Chaumière è stata meravigliosa testimone inconsapevole di quel fermento artistico parigino di inizio del XX secolo e della nascita di geni insuperabili. Oggi, al numero 15, in un edificio del XVIII secolo, il nuovo Hôtel des Académies et des Arts non può fare a meno di intrecciare la propria storia con quella della via, fungendo da canale di ispirazione come fosse un conduttore elettrico.
All’interno di questo boutique hotel 4 stelle con 20 camere pulsa infatti un laboratorio artistico aperto sia a chi vi soggiorna sia agli studenti di Belle Arti. Un vero e proprio atelier popolato da cavalletti, pennelli, matite, colori, ma anche fotografia e scultura, dove tenere corsi introduttivi e avanzati di arti applicate in collaborazione con l’Accademia, organizzare mostre o esposizioni temporanee.
L’architetto Stéphanie Lizée dello Studio Lizée-Hugot, che si è occupata del progetto d’interni, ha saputo trasmettere con sensibilità e precisione la volontà di stimolare spontaneità e libertà creativa, in parallelo con l’offerta di un lussuoso rifugio per gli ospiti di passaggio.
Tanto per cominciare, nessuna decorazione non necessaria, per evitare di limitare l’immaginazione. Poi l’oculata scelta dei colori, un sobrio equilibrio tra il nero e il verde bronzo dei velluti e un caldo tono del verde a fare da leitmotiv. Dato che gli oggetti sono parte integrante del luogo, tutti gli arredi sono concepiti come un insieme coerente, per questo appositamente progettati dallo studio e realizzati da artigiani.
Inutile dire che l’arte si respira ovunque. Dipinti giacciono qua e là, anche sul pavimento, alcune tele sembrano asciugare su chiodi di ferro, in cortile staziona lo stencil dell’artista Jérôme Mesnager, ma soprattutto spiccano i grandi affreschi a pastello dipinti da Franck Lebraly, omaggio ai cubisti e ai surrealisti, alle figure di donne, ai toni del blu e del rosa.
Nelle camere, dove lo sguardo vaga tra i tetti di Parigi, il soffitto è utilizzato come fosse una tela, una fila di chiodi di ferro fatti a mano corre lungo le pareti invitando ad appendere le opere realizzate, ed una serie di scaffali alti offre un valido appoggio per opere o ceramiche. Sono su misura anche le testate del letto in rovere, che in alcuni casi diventano vera e propria nicchia, accompagnando la tappezzeria in seta e qualche scelta audace, come lo sgabello con tessuto rigato nero e rosso vivo.
Nei toni del crema e del nero, i bagni in ceramica smaltata sono un chiaro riferimento agli edifici parigini dei primi del ‘900, con, in alcuni casi, un rapido accenno al contemporaneo che pone la doccia aperta sulla camera da letto.
Photo © Benoit Linero