“Propongo una diversa concezione dei cantieri edili che nella città si aprono per realizzare nuovi fabbricati, nuove infrastrutture. Le imprese di costruzioni, quando operano attraverso i cantieri, modificano il contesto ambientale, creando vere e proprie ferite nel territorio. Tutto ciò va trasformato in un’opportunità da utilizzare per instaurare un processo di comunicazione continua fra impresa, enti, committenti, ambiente circostante, rendendo il cantiere un evento straordinario, dunque un “avvenimento” grazie al quale far conoscere a tutti coloro che vivono sul territorio interessato ciò che si sta realizzando e le sue finalità, trasformando il cantiere in uno strumento di comunicazione al servizio dell’ambiente e della collettività”.
Con questo obiettivo Gianfranco Dioguardi, Presidente onorario della Fondazione Dioguardi, ha dato impulso all’iniziativa del Cantiere-evento, di cui il primo esempio in Italia è stato nel 2017 con il Teatro Lirico Giorgio Gaber. Proposta culturale che in questi anni di Bonus edilizi diventa quanto mai attuale, considerate le nuove superfici urbane create dalle molte impalcature ‘impacchettate’ che punteggiano le città.
I più recenti cantieri-evento sono stati realizzati a Fasano, in Puglia. In febbraio l’installazione ‘Luce dei miei occhi’, dell’artista e architetto Vincenzo D’Alba a Palazzo Savoia-Ancona, e dal 19 marzo quella di Serena Confalonieri sulla facciata di Palazzo Carrieri. Con il titolo Flores Leves – Sono nata il ventuno a primavera, l’opera site specific è dedicata ad Alda Merini e all’arrivo della primavera, ed è stata ‘applicata’ utilizzando materiali da cantiere e il supporto della rete di copertura dei ponteggi allestiti per i lavori di ristrutturazione. Curata da Vito Lamberti e Francesco Maggiore, Presidente della Fondazione Gianfranco Dioguardi, Flores Leves è stata costruita in collaborazione con gli studenti dell’IISS Leonardo Da Vinci di Fasano, a seguito di un workshop tenuto da Serena Confalonieri.
Il titolo, che in latino significa “fiori leggeri”, si riferisce al macropattern floreale riprodotto con grandi petali e alla leggerezza dei teli di copertura che si muovono con il vento. Ispirata ai pizzi e alle ceramiche artigianali tipiche della zona, l’opera sfrutta la trama materica del telo di supporto per acquisire tridimensionalità e dinamismo. I colori scelti e gli elementi lineari che completano il decoro sono invece un riferimento all’astrattismo geometrico di artisti come Franco Grignani e Louise Bourgeois. Di notte la ‘costellazione floreale’ illumina il centro di Fasano grazie alle luci integrate all’interno dei fiori.
