Gli oggetti “relazionali” di Mathieu Lehanneur

Il designer francese, protagonista a Maison&Objet, ci conduce nel suo eclettico mondo, in equilibrio fra arte e artigianato, dove gli elementi d’arredo creano esperienze e interazioni per diventare parte di chi li vive

Mathieu Lehanneur
Mathieu Lehanneur

In questi giorni sul palco di Maison&Objet, il designer francese Mathieu Lehanneur incanta con il suo design poetico e la sua profonda cultura del progetto che spazia attraverso le più varie contaminazioni e influenze (scienza in primis, ma non solo). Ma basta osservare ognuna delle sue creazioni, tanto artistiche quanto plasmate da un saper fare artigianale, per restare incantati. E non è un caso. Nella sua filosofia il design deve creare relazioni e interazioni, deve diventare parte di chi ne fa esperienza.
Con questo approccio ha dato vita a uno studio multidisciplinare impegnato in una pluralità di settori (dalla tecnologia all’arredo, dall’illuminazione alla nautica, dall’interior design a progetti culturali) che trova perfetta corrispondenza nella sua personale ecletticità, di stili e vedute.

Sarai uno dei protagonisti di Maison&Objet Talks: di cosa parlerai?
Il talk si concentrerà principalmente sui progetti outdoor. L’outdoor credo debba essere considerato in una visione ampia: si tratta quindi di progetti e prodotti per l’esterno, ma anche direttamente ispirati alla vita all’aperto.

Suite No. 4 by Renault, Design Mathieu Lehanneur
Suite No. 4 by Renault, Design Mathieu Lehanneur

M&O sarà occasione anche per mostrare il progetto “Suite No. 4” realizzato con Renault: puoi spiegarci il concept dell’installazione?
In occasione del 60esimo anniversario della famosa 4L, Renault mi ha coinvolto per dar vita a una libera interpretazione di quest’auto. La 4L è un mito, ed era pertanto un invito che non potevo rifiutare. Non volevo semplicemente rendere omaggio al suo immenso successo e alla sua longeva età, ma anche dimostrare quanto possa essere contemporanea!
Ho sempre amato lavorare su oggetti con una tale storicità: mi piace giocare con il loro passato e attualizzarli attraverso le nostre apprensioni e sensibilità contemporanee.
Per 4L volevo creare una “stanza con una vista”, dove la vista potesse essere ricreata all’infinito… Una sorta di anello mancante tra mobilità e immobilità, tra viaggio e rifugio. Volevo rendere l’esperienza tanto piacevole sulla strada quanto a destinazione. Così ho optato per un ibrido tra il mondo dell’automobile e quello dell’architettura, in omaggio al concetto di evasione. La Suite Number 4 non è un’automobile: è quindi un’architettura di viaggio.

Inverted Gravity by Mathieu Lehanneur
Inverted Gravity by Mathieu Lehanneur

Hai un rapporto di lunga data con M&O, dal 2010, quando fosti nominato “Designer of the Year”: come pensi sia cambiata la fiera nel corso degli anni?
M&O si è continuamente reinventata per allargare la sua visione e le sue prospettive. Anno dopo anno, si trasforma in un luogo sempre più stimolante e sempre più accogliente. Non è una fiera dai corridoi infiniti costellati di stand uno dietro l’altro, ma si tratta di una piattaforma dedicata alla creatività. Fondamentalmente M&O non è più un luogo per mostrare, vendere o comprare, ma una distesa aperta dove incontrarsi e creare.

In generale, qual è a tuo giudizio il ruolo delle fiere oggigiorno?
Ci troviamo ad affrontare il mondo digitale contemporaneo che è una fiera permanente, quotidiana. Quindi, gli eventi trade devono necessariamente offrire qualcosa in più. Devono dar vita a un’esperienza che può essere vissuta solo fisicamente. È proprio come una cena che organizzi a casa tua: devi mettere in tavola più del cibo, ossia regalare un momento che vale la pena di essere vissuto. Soprattutto quanto i tuoi ospiti vengono da tutto il mondo!

St Hilaire church in Melle by Mathieu Lehanneur
St Hilaire church in Melle by Mathieu Lehanneur

E il ruolo del designer di oggi?
Il designer mira ad essere l’anello mancante tra ciò di cui abbiamo veramente bisogno e ciò che vogliamo essere. Quindi, le domande e i dibattiti sulla funzionalità, la razionalità e l’estetica appartengono al secolo precedente. Oggi abbiamo bisogno sia del silenzio che della musica, abbiamo bisogno sia della funzionalità che della spiritualità, abbiamo bisogno sia oggetti basilari che di pezzi eccezionali. È un ruolo estremamente importante, in realtà.

Parlando di te: a cosa stai lavorando?
Sto lavorando a una mostra alla Triennale di Milano che si terrà a giugno… non vedo l’ora di vedervi lì!

Elephant by Mathieu Lehanneur
Elephant by Mathieu Lehanneur

I tuoi prodotti sono a metà strada fra arte e design, e le forme organiche sembrano prevalere. Cosa intendi trasmettere? E qual è l’ispirazione?
Più che ispirazione, è una questione di relazione che intendo creare. In primo luogo, voglio che i miei pezzi siano toccati come primordiale passo dell’esperienza, come farebbe un bambino, istintivamente. Poi, miro a creare un’attrazione magnetica intorno ad essi per far sì che le persone interagiscano con loro dal punto di vista culturale, fisico ed estetico. Infine, che siano trasmessi, come una parte di te che continuerà a esistere mentre tu non ci sarai più.

State of the World by Mathieu Lehanneur
State of the World by Mathieu Lehanneur

Una grande attenzione è data ai materiali e alla loro lavorazione, corretto? Hai preferenze?
Assolutamente corretto. Ogni materiale, anche allo stato grezzo, dice molto della nostra storia di uomini e in una scala più ampia della storia della Terra. Basta pensare che alcune pietre con cui lavoriamo hanno circa 350 milioni di anni. In questo senso, non sono selezionate solo in base ai colori o alle finiture, ma per mettere le persone in contatto con qualcosa di definitivamente più grande di noi.
Sperimentiamo allo stesso modo processi molto antichi e altri del tutto innovativi: li apprezzo entrambi e continuo a imparare da essi ogni giorno. I processi esprimono la ricerca permanente dell’essere umano di adattare il suo ambiente alle sue necessità. Allo stesso tempo quindi io e il mio team collaboriamo sia con artigiani e che con laboratori altamente tecnologici. Non c’è una gerarchia tra di loro, è solo una sfida nel selezionare il materiale e il processo più giusto per fornire la migliore esperienza e interazione tra una persona e un oggetto.

50 seas by Mathieu Lehanneur
50 seas by Mathieu Lehanneur

Quanto spazio riservi alla tecnologia nel tuo design? Penso anche alla collezione State of the World.
La tecnologia nei miei lavori è trattata come materiale o come strumento. In alcuni progetti stiamo sperimentando dati e tecnologie complesse, ma faccio del mio meglio per nasconderli. Non intendo infatti rendere omaggio alla tecnologia: deve restare un mistero, come fosse un trucco magico. Per i progetti 50 Seas, abbiamo commissionato foto satellitari ad alta risoluzione di mari e oceani per tutto il mondo. Abbiamo ottenuto 50 sfumature di blu, verde o grigio: ognuna di esse è unica a seconda della sua posizione sulla Terra. La sfida è stata utilizzare questi colori su pezzi di ceramica smaltata. Abbiamo realizzato così una sorta di inventario dello stato liquido sulla Terra. In questo progetto la tecnologia è stata quindi fondamentale ma invisibile, inclusa nei singoli pezzi come un’anima nascosta.

Tomorrow is Another Day by Mathieu Lehanneur
Tomorrow is Another Day by Mathieu Lehanneur

Allo stesso modo, il progetto Tomorrow is Another Day dà spazio alla tecnologia, ma il risultato è un’esperienza meditativa e spirituale. Originariamente destinato all’Unità di Cure Palliative del gruppo ospedaliero Diaconesses / Croix-Saint-Simon, questo dispositivo elude il corso del tempo offrendo a tutti la possibilità di vedere il cielo di domani. Concepito a partire dalle informazioni meteorologiche raccolte in tempo reale su internet, l’immagine luminosa – atmosferica e impressionista – di questo cielo si diffonde attraverso la rete di una struttura a nido d’ape, apparendo sia come una scultura che come un globo celeste.

Hai recentemente aperto un nuovo spazio a New York: puoi parlarci della genesi di questo progetto e della sua prospettiva?
Questo spazio è un luogo dove ospiti e clienti possono apprezzare la mia arte e i miei arredi nel loro contesto reale: una casa. Non è una galleria, non è uno showroom, è un grande attico dove possiamo prenderci del tempo per incontrarci e parlare. La posizione migliore per godersi un divano non è quella di vederlo in uno stand o in un negozio, ma di rilassarcisi sopra! Ogni singolo pezzo che realizziamo richiede mesi, a volte anni: si tratta di elementi concepiti per vivere magari più a lungo di noi, così ho voluto dedicare il giusto tempo anche per presentarli ai clienti e ai collezionisti che vengono in questo spazio.