Riciclo, design su misura e sostenibilità: i vantaggi della stampa 3D

Conversazione con Stefano Giovacchini, designer ed esperto di economia circolare. Nonché fondatore di R3direct, azienda di Lucca che in Italia è pioniera nell’utilizzo della plastica riciclata per la stampa 3D di grande formato

@ Dirk van der Kooij

La stampa 3D è ormai una realtà consolidata: lo scorso novembre, a Shenzhen, è stato addirittura realizzato un intero parco urbano di 5.523 mq con circa duemila pezzi di arredo tra panchine, aiuole e sculture. E anche in Europa la rivoluzione corre veloce: con questa tecnologia a Wallenhausen, in Germania, in sei settimane è stato costruito un condominio di cinque appartamenti da 380mq l’uno, il più grande edificio residenziale mai “stampato” in Europa.

Il parco urbano di Shenzhen (Cina): in soli 2 mesi sono stati realizzati in stampa 3D circa 2.000 pezzi di arredo urbano tra panchine, aiuole, sculture e percorsi.

Il futuro della stampa 3D, insomma, è già in corso, e i settori maggiormente coinvolti in questo affascinante processo produttivo sono proprio quelli dell’architettura, dell’arredo e del design.

Stefano Giovacchini, co-fondatore e designer presso R3direct.

«Il mondo della stampa 3D è però molto vasto, esistono diverse tecniche e diverse tipologie», ci avverte il designer Stefano Giovacchini, esperto di economia circolare e manifattura additiva, fondatore di R3direct, azienda di Lucca che in Italia è pioniera nell’utilizzo della plastica riciclata per la stampa 3D di grande formato, destinata alla realizzazione di sculture e oggetti di arredo pubblico e privato. Una delle loro creazioni, la lampada da esterno Pandora, è stata anche finalista al concorso Ro Plastic Prize della galleria milanese Rossana Orlandi.

Lampada da esterno Pandora – R3direct

 

Spiega Giovacchini: «Noi lavoriamo con la tecnica più semplice, ossia il deposito di materiale fuso. Questa tecnica ci permette di recuperare i materiali plastici più sporchi, cioè tutti quelli che differenziamo in casa, più la porzione che generalmente non è possibile riciclare e finisce in inceneritori e discariche (attualmente, infatti, solo il 45% della plastica proveniente dal rifiuto urbano viene davvero riciclato, ndr). Possiamo quindi dire che in R3direct siamo specializzati in economia circolare e, insieme a un’altra azienda di Milano, siamo praticamente gli unici in Italia».

E in Europa, invece?
«Siamo quattro-cinque realtà, di cui le più importanti si trovano in Olanda. Ci contiamo sulle dita di una mano e ciò dimostra che siamo in una fase ancora pionieristica».

L’Olanda ci fa subito pensare al designer Dirk van der Kooij, forse il più famoso del suo genere, che da anni lavora con la plastica riciclata e altri materiali di scarto (interni di frigoriferi, pannelli di lucernari ecc…) e la stampa 3D.
«Lui è stato l’apripista, colui che per primo ha testato macchine industriali riadattandole ai progetti di design e ala realizzazione di pezzi unici. Oggi abbiamo macchine diverse, più piccole e accessibili, che permettono di avere un approccio produttivo diverso».

Ossia?
«Non più una grande fabbrica centralizzata ma fabbriche più piccole e ‘diffuse’ sul territorio, che utilizzano materiali locali. Da Dirk van der Kooij è partito un filone e infatti oggi l’Olanda è all’avanguardia, grazie allo studio The New Raw che sta portando avanti numerosi progetti in questo senso. Ma in Italia non siamo da meno».

Ritratto del designer Dirk van der Kooij nel suo atelier

Voi di R3direct che progetti seguite?
«Realizziamo vari tipi di sedute – sgabelli, sedie, panchine – e, soprattutto, lampade. In più abbiamo una parte dedicata alla produzione artistica, con la realizzazione di sculture in materiale plastico, a metà tra l’arte e l’arredo di interni. Adesso, poi, ci stiamo specializzando nel riutilizzo dei polimeri del Tetrapak e nei prossimi giorni presenteremo uno dei primi progetti pubblici con il Comune di Lucca. L’idea è di trasformare le ‘vecchie’ barriere antiterrorismo in cemento in un’architettura della ‘non paura’, grazie a rivestimenti colorati per panchine, rastrelliere per biciclette e fioriere».

Quali vantaggi apporta la stampa 3D al settore dell’arredo e del design?
«Sicuramente ha un costo minore e permette una personalizzazione continua, davvero ‘on demand’, su misura per ogni cliente. In più non è necessario fare stoccaggio, non c’è bisogno di magazzini e si può stampare ovunque, senza trasporto: si spedisce un file e si stampa in loco. Questa ‘smaterializzazione’ dell’industria potrebbe avere diverse ricadute positive: pensiamo, come dicevamo prima, alla possibilità di avere tante piccole fabbriche sparse sul territorio, con conseguente ripopolamento di paesi e aree interne ma anche meno inquinamento».

Sembra tutto bellissimo, quali sono i limiti?
«In Italia a oggi sono soprattutto di tipo legislativo, pensiamo per esempio alle norme antisismiche. All’estero ci sono molte più facilitazioni. Io spero che anche da noi queste nuove tecnologie abbiano presto l’occasione di svilupparsi appieno: la stampa 3D permette davvero di lavorare con materiali nuovi, adatti al futuro e alla sostenibilità».