Assaporare ancora le tradizioni genuine del territorio e della famiglia, farne propri gli aspetti più peculiari e integrarli nella progettualità di ogni giorno. All’interno dello Studio Adolini questa è l’atmosfera che impera nonché la pratica corrente, uno studio che è divenuto un “affare di famiglia” dove all’heritage fondante si amalgama – e si contrappone talvolta – lo slancio della seconda generazione.

«Una situazione spesso folkloristica», ci confessa con un pizzico di ironia Niccolò Adolini, figlio d’arte che è cresciuto osservando e imparando la pratica dal padre, Romano Adolini. «Io e mio padre con i nostri battibecchi facciamo divertire tutti i ragazzi dello studio. Il nostro continuo confronto ci porta ovviamente ad avere anche visioni contrapposte nell’approccio ai vari progetti. Lui più tradizionalista, io più impavido nell’uscire dalla nostra comfort zone, quindi nell’avvicinarci a nuove aziende e temi progettuali».

Palazzo Doebbing, Sutri, Italy - Photo © Claudia Cavallo

Palazzo Doebbing, Sutri, Italy – Photo © Claudia Cavallo

Ma la forza dello studio risiede proprio in questa dualità che, se non si sovrappone, si compensa. Romano Adolini rappresenta principalmente la metà architettonica: le sue opere – solitamente legate al territorio natio del basso viterbese ma che abbracciano anche architetture su grande scala – sono una rielaborazione della memoria costruttiva locale, spesso restauri conservativi che mantengono tutto il fascino del progetto originale. Esempio emblematico è Palazzo Doebbing a Sutri, riportato ai suoi fasti grazie a un intervento durato circa 20 anni in collaborazione con il sindaco Vittorio Sgarbi.

L’altra metà è composta da Niccolò Adolini: una passione per il product design (che lo ha portato inizialmente nello studio di Rodolfo Dordoni) negli anni esplosa in collaborazioni con aziende italiane ed estere (con un focus nel mercato brasiliano), e un’attitudine alla cultura del design che gli ha spalancato le porte dello IED di Roma – dove insegna – e dell’ADI Lazio, di cui è divenuto vice presidente.

Private residences, Civita Castellana, Italy

Private residences, Civita Castellana, Italy

Amarcord by Martinelli Luce, Design Adolini & Simonini

Amarcord by Martinelli Luce, Design Adolini & Simonini

A simboleggiare perfettamente la sua attitudine, ma anche la sua indole, la lampada Amarcord disegnata per Martinelli Luce: «Prima della pandemia, trascorrevo un mese e mezzo l’anno in Cina per insegnare alla Sichuan Normal University di Chengdu. Gli studenti erano soliti portarmi qualsiasi genere di tecnologia cinese che veniva scoperta: io cercavo di dar loro consigli per sviluppare progetti all’interno dell’università, ma al tempo stesso attingevo da loro spunti interessanti da portare a casa. Così è successo per la tecnologia che ho applicato ad Amarcord, poi diventata un brevetto americano, ma che ho visto per la prima volta a Chengdu: essa infatti sfrutta un plexiglas trasparente che al suo interno nasconde macromolecole che trasportano la luce su tutta la superficie; se spento, è completamente trasparente, quando acceso la luce su propaga per tutto il plexiglas. Quando l’ho visto in Cina applicato su divisori da ufficio, ho pensato che potesse essere scaldato senza cambiare la natura del materiale: l’ho quindi portato da Emiliana Martinelli e così abbiamo iniziato a lavorare sul progetto di Amarcord».

L’illuminazione è solo uno dei campi di applicazione dello studio, forte infatti è la loro specializzazione nella ceramica sanitaria. La ragione primariamente si rintraccia nel distretto industriale di Civita Castellana, polo mondiale del settore: «La zona qui è ricca di argilla, ci sono poi molte aree boschive che alimentano i forni. Possiamo dire questo distretto sta alla la ceramica, come la Brianza all’arredo. Già mio padre ebbe qui i primi contatti con le numerose realtà locali e si addentrò nella produzione e progettazione. Poi negli anni ’90 ci fu una vera esplosione del settore con l’arrivo di firme internazionali chiamate a collaborare con le aziende del distretto. Pertanto anche la nostra specializzazione è rimasta tale, sebbene il mio intento sia quello di espanderci verso altre aree». E di questa espansione è un esempio il rubinetto Valvola 01 per Quadro, selezionato peraltro per il Compasso d’Oro 2022.

Valvola 01 by Quadro, Design Studio Adolini

Valvola 01 by Quadro, Design Studio Adolini

Fluo collection by Ceramica Flaminia, Design Niccolò Adolini

Fluo collection by Ceramica Flaminia, Design Niccolò Adolini

Restando in tema, invece, novità 2021 è la collezione Fluo per Ceramica Flaminia: «Una collezione che intende rendere omaggio al materiale ceramico, ma in controtendenza rispetto alle attuali tendenze che tendono a estremizzare la ceramica con bordi ultra sottili e forme minimali. Questo comporta che spesso nella fase di produzione due terzi dei prodotti vengano scartati per problematiche o difetti. Flou invece con i suoi bordi morbidi esce dallo stampo in modo del tutto naturale, senza necessità di ritocchi, neppure nella verniciatura. Diventa così una collezione più economica, dal punto di vista produttivo, e sostenibile, dove la forma ha seguito perfettamente la funzione».

La capacità di creare oggetti d’arredo estremamente funzionali, minimali nell’estetica, soprattutto di qualità progettuale impeccabile sono di sicuro il punto di contatto maggiore fra le due generazioni in studio. Un trait d’union si cui nessuno dei due è disposto a cedere o mettere in discussione.

Kukà by Talenti, Design Studio Adolini

Kukà by Talenti, Design Studio Adolini

Lama by NIC Design, Design Studio Adolini

Lama by NIC Design, Design Studio Adolini

«Da mio padre ho appreso l’attitudine a presentare ad ogni azienda con cui collaboriamo o a cui ci presentiamo, un prototipo in scala 1:1 perfettamente funzionante: l’azienda in questo modo è consapevole di ciò che andrà a creare. La manualità e i prototipi fanno per noi la differenza: per questo il nostro studio diventa una sorta di officina, legata alle realtà artigianali che ci circondano da cui abbiamo il massimo supporto pratico. Questo ci permette di avere una grande flessibilità e know-how nei progetti. Serve confronto costante: solo così si arriva a ottenere qualcosa che funziona».

Un confronto che dall’interno dello studio si propaga all’esterno in una rete di esperienzialità che parlano tutte il vero Made in Italy.