COP26: così l’architettura purifica l’ambiente (e combatte le emissioni)

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COP26: così l’architettura purifica l’ambiente (e combatte le emissioni)

Due progetti presentati in occasione della conferenza sul clima COP26 di Glasgow, in Scozia, e un solo obiettivo: contribuire al raggiungimento delle “zero emissioni” entro la metà del secolo, proteggendo e – se possibile – ripristinando gli ecosistemi sul pianeta.

I dispositivi, entrambi ideati dallo studio di architettura e innovazione guidato da Claudia Pasquero e Marco Poletto ecoLogicStudio, sono l’eco-macchina per la purificazione dell’aria Air Bubble – sviluppata in collaborazione con Otrivin® – e il sistema BioFactory, i quali integrano la tecnologia PhotoSynthetica brevettata dallo studio stesso nel 2018.

EcoLogicStudio: Air Bubble air purifying eco-machine @ COP26, Glasgow. Photo © NAARO
EcoLogicStudio: Air Bubble air purifying eco-machine @ COP26, Glasgow. Photo © NAARO

Composta per il 99% da aria, acqua e colture di microalghe Chlorella, il vegetale in assoluto più ricco di clorofilla, la sostanza responsabile della fotosintesi e dunque della purificazione dell’aria, Air Bubble dimostra come l’integrazione avanzata di edilizia e biotecnologia possa portare a una nuova generazione di “architettura vivente“, in cui la bellezza si combina all’efficienza ecologica. “Con l’eco-macchina purificatrice d’aria Air Bubble, la bellezza diventa una vera misura di intelligenza ecologica”, afferma Claudia Pasquero, docente di architettura biodigitale presso UCL e UIBK e co-fondatrice di ecoLogicStudio.
L’eco-macchina Air Bubble è stata installata di fronte al Glasgow Science Centre nella cosiddetta Green Zone della COP26 e incoraggia i visitatori, in particolare i bambini, a interagire e sperimentare direttamente le capacità di pulizia dell’aria delle microalghe, immergendosi in una bolla di ossigeno appena metabolizzato.

EcoLogicStudio: BioFactory@ Nestlè HQ, Lisbon. Photo © André Cepeda
EcoLogicStudio: BioFactory@ Nestlè HQ, Lisbon. Photo © André Cepeda

Avvalendosi sempre di alghe all’interno del rivestimento a membrana, BioFactory intende rivoluzionare il settore dell’architettura industriale. Il primo progetto pilota è stato installato a Lisbona, in Portogallo, presso la sede centrale di Nestlé: all’interno dei fotobioreattori vengono coltivate microalghe di grado di alimentarsi con le emissioni di CO2 della fabbrica stessa. La biomassa raccolta entra poi nella catena di approvvigionamento della fabbrica per diventare una materia prima rinnovabile e sostenibile per prodotti alimentari e imballaggi a emissioni zero. Un processo circolare che cambia le regole dell’efficienza e rende le bio-fabbriche capaci di autoalimentarsi.
Non solo: il suo sistema di ombreggiatura regolabile e intelligente favorisce l’ingresso e l’utilizzo della luce naturale, aumentando il benessere psicologico dei dipendenti e stimolando un approccio creativo al lavoro.

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