Stefan Diez, designer con base a Monaco, è cresciuto in un una famiglia di falegnami da ben quattro generazioni, avviato all’ebanisteria ancor prima di studiare industrial design sotto la guida di Richard Sapper, e lavorare, poi, con Konstantin Grcic per diversi anni. Focus della sua ricerca è il potenziale dell’economia circolare, che lo conduce all’esplorazione di un ampio spettro di prodotti del quotidiano i cui materiali grezzi possono essere riciclati e integrati in un ciclo materico più sostenibile, anche sottolineando l’importanza della riparabilità – un tema estremamente caldo, spesso non affrontato dalle aziende. Guidato dalla curiosità e supportato da un network di artigiani locali e specialisti, il designer si spinge oltre l’ordinario per immaginare una vita migliore, con oggetti dall’estetica impeccabile ma in grado al contempo di assolvere a problemi reali. “La complessità è una grande opportunità – rivolgendosi ai suoi studenti – e perfino i problemi difficili possono essere affrontati attraverso il lavoro di rete”.

Plusminus by Vibia, Design Stefan Diez - Photo © Daniela Trost

Plusminus by Vibia, Design Stefan Diez
Photo © Daniela Trost

SD by 2016/ Arita, Design Stefan Diez - Photo © Gerhardt Kellermann

SD by 2016/ Arita, Design Stefan Diez
Photo © Gerhardt Kellermann

Work in progress by Wagner, Design Stefan Diez

Work in progress by Wagner,
Design Stefan Diez

Essendo cresciuto tra falegnami ed ebanisti, ai giovani designer suggerisci di iniziare in laboratorio, imparando materiali e meccanica.
La manipolazione sensibile e decisa dei materiali gioca un ruolo primario nella ricerca sperimentale verso nuove soluzioni. Oltre al calcolo, al disegno a mano, sono soprattutto le prove pratiche e gli errori in laboratorio ad essere al centro del processo di progettazione, in particolare quando si devono indagare questioni di utilizzo ed ergonomia, il processo produttivo e le proprietà dei materiali.

Costume by Magis, Design Stefan Diez - Photo © Robert Brembeck

Costume by Magis, Design Stefan Diez – Photo © Robert Brembeck

Sei concentrato sul potenziale dell’economia circolare, come nel divano Costume per Magis.
Dopo l’accordo di Parigi sul raggiungimento degli obiettivi climatici, il modello dell’economia circolare è diventato sempre più il concetto guida per un’economia futura sul nostro pianeta. L’idea centrale dell’economia circolare è l’uso attento delle risorse limitate: alla fine del ciclo di vita di un prodotto, tutti i componenti dovrebbero essere completamente riciclati. L’energia richiesta per questo processo dovrebbe derivare dalle risorse rinnovabili, ecco perché l’impegno nel riciclaggio resta la sfida più importante. Per raggiungere questo scopo, un divano deve poter essere scomposto nei suoi componenti dal suo ultimo fruitore, senza troppa difficoltà, in modo tale che ogni componente ritrovi la sua strada nel ciclo materico appropriato.

La suddivisione per tipologia è quindi il requisito primario per un efficace riciclaggio dei materiali usati. Coloranti, adesivi, additivi e simili devono essere evitati! Per il divano Costume abbiamo costantemente tenuto conto di tali considerazioni. Se ora, dopo più di un anno di pandemia, i politici stanno riflettendo sulla ripresa dell’economia, allora ci si deve chiedere se non si debba piuttosto pretendere un piano molto più radicale e lungimirante. Questo è un altro motivo per cui ora sostengo così chiaramente l’idea di un’economia circolare.

Costume by Magis, Design Stefan Diez – Photo © Robert Brembeck

Ayno by Midgard, Design Stefan Diez - Photo © Gerhardt Kellermann

Ayno by Midgard, Design Stefan Diez – Photo © Gerhardt Kellermann

La riparabilità è un ulteriore punto focale della tua filosofia, come nella lampada Ayno per Midgard, dove le parti possono essere separate e rimpiazzate dagli stessi utenti.
La durabilità dovrebbe sempre precedere il riciclaggio, perché ogni processo di riciclaggio consuma energia e lascia anche una quantità residua di rifiuti. L’integrità del prodotto deve quindi essere mantenuta il più a lungo possibile. Ciò si traduce in una serie di requisiti che il design dei prodotti deve avere e che noi progettisti possiamo già tenere in considerazione durante il processo di progettazione. Pertanto la facilità di riparazione dovrebbe essere al centro dell’attenzione, insieme alla flessibilità e all’adattabilità ai nuovi ambienti. Pensare alla ricontestualizzazione già in fase progettuale, per così dire, è una strategia interessante. Proprio come i modelli in cui il prodotto viene noleggiato anziché acquistato… abbiamo riassunto in dieci punti gli aspetti più importanti su come i designer possono sfruttare la loro influenza nell’ideazione, progettazione e produzione di prodotti e supportare così la trasformazione da un’economia lineare a una circolare.

Innovare per immaginare una vita migliore, quindi. È il caso della sedia D1 in cui un meccanismo permette movimenti naturali. Cosa significa per te il design?
La domanda su cosa sia il “buon design” è sempre stata controversa. Quando i designer lavoravano principalmente in collaborazione con gli ingegneri ed erano responsabili della progettazione formale dei prodotti, ci piaceva prendere in giro la loro mentalità rigida e il pensiero unidimensionale ed etichettare questa disciplina come fosse un intralcio alle idee. Oggi i confini sono diventati molto più malleabili. Ci sono ancora designer che si occupano principalmente della forma, ma è altrettanto possibile includere aree di sviluppo del prodotto, costruzione, ricerca di materiali, ecc. nell’ambito del design industriale. Credo che un approccio basato sulla collaborazione fra esperti diversi all’interno di un network sempre più ampio porterà a soluzioni più radicali, affascinanti e in definitiva migliori, in grado di superare le sfide reali.

 

Lavori con software e strumenti complessi, ma con una grande attenzione all’artigianalità.
Industria e artigianato sono tanto più forti insieme: non sarebbe stato possibile realizzare Houdini senza l’aiuto di macchine controllate da computer. La forza della collaborazione con Arita risiede anche nel connubio tra artigianato e processi industriali, reso possibile dalle tante aziende specializzate di Arita che hanno collaborato al progetto Arita 2016. Sono interessato al potenziale che accompagna idee nuove o appena sorte, non tanto nel preservare le vecchie tradizioni.

Houdini by e15, Design Stefan Diez - Photo © Ingmar Kurth

Houdini by e15, Design Stefan Diez – Photo © Ingmar Kurth

D2 by Wagner, Deisgn Stefan Diez - Photo © Gerhardt Kellermann

D2 by Wagner, Deisgn Stefan Diez – Photo © Gerhardt Kellermann

A cosa state lavorando attualmente?
Al momento, per esempio, stiamo lavorando sullo sviluppo di un tavolo per sale conferenze realizzato in alluminio riciclato, che viene estratto dall’alluminio post-consumo con l’aiuto dell’energia idroelettrica della Norvegia. Oppure un sistema di illuminazione per Vibia basato su cinghie conduttive, installabile negli ambienti in modo estremamente flessibile e riutilizzabile. Forse il nostro progetto più ambizioso al momento è il sistema di arredi D2 per Wagner. D2 non deve essere venduto come mobile finito: Wagner offrirà solo i connettori e fornirà assistenza nella pianificazione. Da un lato, stiamo sviluppando un raccordo in nylon che collega tra loro pannelli a nido d’ape in cartone o alluminio in un’ampia varietà di costellazioni; dall’altro stiamo lavorando a un’infrastruttura che mett in contatto tra loro artigiani, architetti e clienti locali: l’idea è di ottimizzare i costi di trasporto e stoccaggio facendo produrre D2 esclusivamente a livello locale. Gli artigiani si occuperanno successivamente anche del servizio e della manutenzione degli arredi. Alla fine, un vero riciclaggio dei componenti deve essere ottenuto attraverso le attività locali.

Dal 2018 insegni Industrial Design all’Università di Arti Applicate a Vienna. Cosa vuoi trasmettere alle giovani generazioni?

Da quando ho iniziato a insegnare design a Karlsruhe nel 2008, ho avuto modo di riflettere molto di più sul mio lavoro e penso che anche il mio studio di Monaco abbia tratto beneficio dal continuo coinvolgimento in nuovi progetti e temi. In generale, cerco di incoraggiare i miei studenti a comprendere che la complessità è una grande opportunità e che anche problemi difficili possono essere affrontati attraverso un lavoro di rete. Mettendo a disposizione degli studenti il mio studio di Monaco quanto il nostro network e coinvolgendo frequentemente esperti esterni e partner di progetto, cerco di stabilire una connessione fra teoria e pratica. Oltre a ciò, abbiamo uno staff eccellente nel dipartimento: tecnologia di produzione, CAD, laboratori dal metallo alla plastica, varie tecniche che si aggiungono, dal cucito alla saldatura, tecnologia di costruzione, design formale, fotografia e film, ecc. Questo è ciò che il team porta con sé.

 

C’è un progetto che vorresti realizzare, che non ha ancora fatto?
Ci sono due aspetti cu sui mi piacerebbe lavorare: la mobilità in città e i prodotti semi-finiti per l’architettura, come elementi solari termici, pannelli elettrovoltaici, o anche semplicemente elementi standard come finestre, porte o balconi.