Ossessione per la qualità

“Crediamo in questo rigore ed essenzialità del prodotto, che è anche un approccio ai processi produttivi”. Così Maria Porro sintetizza quel pensiero e modus operandi che da oltre 90 anni accompagna l’azienda

Alla prima rivoluzione degli anni ’80 con l’ingresso della terza generazione e di Piero Lissoni alla guida della direzione artistica, fanno seguito i traguardi del nuovo millennio (l’ampliamento del polo produttivo, nuove collaborazioni con designer esterni, tra cui Christophe Pillet, Jean Marie Massaud, le Front, Alessandro Mendini, Werner Aisslinger, GamFratesi tra i tanti), mentre lo sguardo è già proiettato al futuro, con l’apertura a nuovi mercati e un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità. Questa è Porro, un’azienda che ha saputo coniugare una trasversalità di esperienze a un know how solido e costante, in favore di un approccio architettonico all’arredo.
Ecco cosa ci ha rivelato Maria Porro, direttrice marketing di Porro.

Storage Dressing Room by Piero Lissoni
Storage Dressing Room by Piero Lissoni

C’è un valore imprescindibile che guida l’intera filosofia Porro?
Si parla tantissimo di qualità e per noi è un diktat che guida ogni scelta. La qualità dei materiali, del processo produttivo, del design, del progetto, del montaggio, del rapporto con il cliente e con l’architetto. Sicuramente è una delle nostre principali ossessioni, che abbraccia tutto il sistema Porro e pensiamo che questo sia il valore maggiormente apprezzato del nostro brand. C’è poi il lavoro sull’estetica: cerchiamo di realizzare prodotti che possano entrare in case molto diverse tra loro, quindi entrano in gioco la bellezza e il design combinate con una grande flessibilità. Infine, un approccio architettonico all’arredo: non solo il pezzo di design inserito all’interno dello spazio, ma l’idea di un sistema o di un arredo che contribuisce a disegnare lo spazio.

Materic table by Piero Lissoni
Tavolo Materic by Piero Lissoni

Come vi vede coinvolti il mondo del contract e del progetto?
Stiamo assistendo a un cambiamento in generale nel comparto: la vendita del singolo pezzo va via via diminuendo a favore del total concept, anche per il rivenditore. L’approccio ormai è quello di fornire il progetto completo della casa. È divenuta essenziale la personalizzazione, soprattutto nel mercato cinese che in tempi recenti si è fortemente evoluto: l’interlocutore finale (che per noi significa un target di clientela altissimo) vuole un prodotto di design, di qualità, che funzioni ma che sia in qualche modo unico e li rappresenti. Anche nei grandi progetti e nelle grandi quantità.
Per noi il contract vale il 10% rispetto al totale del turnover, sia con progetti di grandissima scala (l’ultimo riguarda due torri residenziali a Shenzhen, con la fornitura di oltre 500 armadiature Porro) sia di dimensioni più ridotte, ma in cui la personalizzazione entra in gioco in modo ancora più forte: abbiamo realizzato 200 armadi per un progetto a Nanchino dove, su richiesta del cliente, abbiamo dovuto ricreare un effetto di legno venato su melaminico.

Modern containers system with Load-it book shelving system
Modern containers system with Load-it book shelving system

Siete presenti in Cina da oltre 15 anni: come si è evoluto il vostro rapporto con il mercato?
Quando iniziammo la nostra avventura in Cina e per molti anni a seguire è stato molto difficile trasmettere il concetto di qualità e di design italiano. Solo negli ultimi 3, 4 anni abbiamo assistito a un vero e proprio capovolgimento di sensibilità del cliente cinese, che cerca e seleziona il brand per caratteristiche precise: design, qualità, flessibilità, sostenibilità ambientale. Ci troviamo ora ad avere a che fare con interlocutori preparati, con le nuove generazioni che hanno studiato all’estero, che comprendono la ‘cultura del bello’ ovunque, a partire dalla casa. Per questo motivo loro stessi vogliono conoscere l’azienda, instaurare rapporti diretti con la direzione. E a noi questa serietà piace, significa che parliamo lo stesso linguaggio.

Come siete qui posizionati in termini di retail?
Abbiamo due monomarca più che avviati nelle principali metropoli della Cina: il primo a Shanghai, inaugurato 3 anni fa e che a breve sarà completamente ristrutturato; il secondo aperto lo scorso anno a Pechino. Nelle altre città, come Changzhou, Hangzhou o Xian, siamo presenti in grandi shop and shop (con dimensioni di circa 400mq) interamente dedicati al nostro brand e che rispettano pertanto il concept Porro. Il nostro approccio è quello di legarci al dealer locale, così che cooperando a quattro mani otteniamo una presenza molto forte e coerente.

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Offshore by Piero Lissoni

Cina a parte, quali sono i mercati per voi di riferimento e a quali invece guardate con interesse per nuove opportunità?
Porro ha una quota di export molto alta, pari circa al 75%, mentre il restante è destinato all’Italia. I mercati più interessanti sia dal punto di vista del volume che per prospettive di crescita sono Stati Uniti, Canada e Oriente in generale. Certamente America è un mercato consolidato e in crescita, ma non a ritmi del mercato cinese: pertanto possiamo considerarlo un mercato potenziale dove si può e si deve fare ancora tanto.
Ci sono poi Paesi orientali che ci danno soddisfazione: da Hong Kong dove abbiamo una presenza storica da oltre 20 anni, Giappone e Singapore, fino a mercati più nuovi come Thailandia, Indonesia, Filippine e Vietnam. Qui siamo stati tra i primissimi a entrare nel mercato aprendo uno showroom monobrand due anni fa ad Hanoi e ora stiamo replicando a Ho Chi Minh. Anche quando esordiamo in mercati nuovi, il nostro scopo è individuare un partner e instaurare una relazione a lungo termine.

Famiglia Porro
Famiglia Porro

L’azienda si sta strutturando per…?
Un progetto di sostenibilità. Il nuovo investimento produttivo è stato fatto in un’ottica di flessibilità e di maggiore sostenibilità, così tutti gli investimenti programmati per il futuro e la ricerca vanno in questa direzione che è sempre stata nel DNA aziendale (Porro usava già 30 anni fa pannelli a norme E1 quando ancora non era richiesto da normative e perfino la scelta di lavorare in azienda in luce naturale nel 2000 deriva da questo approccio).
A ciò si aggiunge il lavoro creativo: la ricerca su nuovi materiali – quindi nuovi tipi di vernici, nuovi tipi di pannello e nuove finiture – resta un nostro focus primario: un esempio è il melaminico ciliegio white presentato quest’anno in anteprima, è il primo melaminico che riesce a riprodurre un legno a poro chiuso. La flessibilità produttiva raggiunta ha aperto strade creative nuove, quindi con Piero Lissoni stiamo già lavorando per il prossimo Salone del Mobile di Milano in una direzione ancora più architettonica e più libera.