In qualità di designer di interni internazionale e imprenditrice, come vede questo momento di profonda incertezza per la Brexit?
Sono sempre stata una grande sostenitrice dell’Europa e di uno scambio fra i nostri Paesi governato da leggi europee, una situazione che ritenevo sia sicura che vantaggiosa, ma oggi credo davvero che la piattaforma del commercio sia il mondo e che non saremo più limitati da alcune delle regole definite dall’Unione. Penso, ad esempio, che se i sette Paesi che hanno fondato l’UE avessero continuato a prendere le decisioni sui pagamenti dell’Unione in qualità di Consiglio dell’UE, oggi avremmo un’unione sana, ma dato che tutti i Paesi hanno pari diritti di voto in materia di contributi e che il Regno Unito è la seconda maggiore potenza economica e il secondo maggior contribuente dopo la Germania, ritengo che il continuo squilibrio dei contributi pro rata britannici non sia più sostenibile. Credo anche che dopo tutta la propaganda fatta dai politici dei governi e dall’opinione pubblica, nessuno sappia ancora davvero quale sarà il risultato.
Che influenza sta avendo la Brexit sul suo lavoro?
Ha interrotto gran parte degli investimenti esterni nel settore immobiliare di super lusso, quindi negli ultimi due anni c’è stato un evidente rallentamento nei mercati residenziali di fascia alta di Londra, ma non appena finirà questo momento di incertezza, le persone torneranno in massa a investire in un Paese che ha leggi e standard secondi a nessuno. Siamo noti per la nostra buona reputazione e sicurezza. Ho risposto a tutti questi rischi imprenditoriali diversificando, e al momento sto lavorando a una serie di alberghi che saranno lanciati nel 2020.
Trova più difficile avere a che fare con stakeholder come investitori e sviluppatori?
Sì, il mercato stringe la sua morsa e le persone non riescono a pagare i conti in tempo e cercano di svincolarsi dagli impegni. Ho avuto cinque casi di clienti che ho dovuto perseguire per inadempienza contrattuale, cosa che non mi era mai capitata prima. Gli investitori stanno considerando i rischi dell’uscita dai contratti, non degli investimenti, ovvero chi acquisterà l’investimento al completamento del progetto; il che non significa che ci sia una mancanza di acquirenti, al contrario, il rischio è la capacità di prendere denaro da un Paese e di investirlo in un altro, e Paesi come la Cina, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno posto rigide limitazioni sugli investimenti oltremare. Un investitore volonteroso e capace al quale le leggi del proprio Paese vietano di investire nel Regno Unito rappresenta il maggiore ostacolo per il mercato immobiliare inglese, come già sapevamo. Inoltre, il governo ha introdotto nuove leggi per gli investitori immobiliari entrate in vigore ad Aprile di quest’anno e che rendono gli investimenti in beni immobili meno interessanti. Il ragionamento dietro a questo pesante adeguamento fiscale è offrire ai proprietari residenti l’opportunità di accedere al mercato delle abitazioni. Speriamo che funzioni e che ci siano giovani acquirenti come investitori, altrimenti un settore in crescita sarà stato inutilmente distrutto con l’uscita degli investitori che ha abbassato i prezzi degli immobili.
Secondo Lei, gli interior designer britannici sarebbero più isolati dalla scena internazionale?
Molti investitori mi hanno chiesto dove saranno le prossime zone calde dei mercati globali. I dati sembrano indicare due luoghi che sono assimilabili al Regno Unito per quanto riguarda i fattori ambientali e umani: Texas, negli Stati Uniti, e Shanghai. Ma penso che entrambi i casi non abbiano il lifestyle, il glamour e l’energia attrattiva di Londra, quindi penso che le persone aspetteranno o faranno investimenti minimi e quando il mercato riprenderà a salire compenseranno qualsiasi eventuale perdita. Credo che i rischi siano finiti e che nei prossimi sei mesi inizieremo a veder fiorire le opportunità, quindi, anche se per i produttori gli ultimi mesi sono stati difficili, chi ha fatto una buona pianificazione e diversificato vedrà risultati. Dobbiamo solo mantenere la calma e focalizzarci sul valore e assicurarci che ci sia un meccanismo per recupere i pagamenti concordati. Questo è probabilmente il rischio maggiore che i designer devono affrontare, più che la mancanza di progetti.