Un curriculum vitae che parla da solo. Classe 1961, è cresciuta con i Maestri – Achille Castiglioni, Eugenio Bettinelli, Vico Magistretti, Piero Lissoni –, il suo nome compare accanto alle principali aziende dell’arredo – Moroso, Agape, Mutina, Kettal, Molteni&C, B&B Italia, Kartell, Andreu World, Haworth, per citarne alcune. Si divide tra design e architettura, ma anche allestimenti e installazioni. Non ultima, l’Art Direction di Cassina.

Sono racconti biografici anche i suoi progetti, da cui traspare la forte identità del suo autore, che sa combinare con suprema delicatezza un approccio logico e razionale a un profondo senso emozionale. Una personalità ‘cangiante, in evoluzione’ come la sua concezione degli oggetti e dello spazio, a cui si adegua con straordinaria malleabilità finalizzata a un costante superamento, tesa a sterminati orizzonti del possibile. Una personalità dall’energia palpabile e contagiosa, policroma come la tavolozza da cui attinge per dipingere il mondo dell’arredo.

Cassina @ IMM Cologne 2018
Photo © Stefano De Monte

Cassina secondo il suo Art Director…
Sento spesso dire “Cassina è un classico”, ma ‘classico’ è un termine relativo e anche un po’ sbagliato. L’azienda da 90 anni si intende di design, il che significa parlare con persone che hanno l’idea di progetto, con cui condivide lo stesso entusiasmo per il progetto, non solo dal punto di vista commerciale ma nel senso più ampio: progettare inteso come ‘uscire dalla comfort zone’ e dedicarsi a qualcosa il cui risultato è imprevedibile e che nasce dal dialogo con persone bellissime; Cassina è un’azienda che ha attraversato dei cambiamenti sociali importanti riflettendoli nella propria storia, generando così tante narrazioni e percorsi. È un classico perché conserva prodotti intramontabili, come il Maralunga di Vico Magistretti o La Rotonda di Mario Bellini; e con il suo archivio di oltre 600 pezzi ha rimesso in gioco oggetti con una poetica contemporanea, che non significa solo cambiare vestito, bensì lavorare sulle tecnologie per rendere l’oggetto più sostenibile e più logico. Parallelamente, dobbiamo procedere per realizzare altri prodotti interessanti e proporli nella maniera più corretta, e questo è tutto un altro argomento. C’è quindi questa doppia velocità e preoccupazione che rende il lavoro doppiamente complesso. Per me è quindi un grande onore e una grande responsabilità.

Showroom Cassina, Milano

Quale percorso sta sviluppando a favore di questa ‘poetica contemporanea’?
Credo che le cose serie vadano affrontate con un approccio leggero. Così continuiamo a festeggiare i 90 anni di Cassina, anzi “9.0”, una metafora dell’implementazione digitale. 9.0 richiama qualcosa di aperto al futuro. Stiamo quindi ragionando sul colore, i materiali, gli spazi, su come far vivere i progetti in maniera diversa dialogando con nuovi designer come Konstantin Grcic, i fratelli Bouroullec, Patrick Jouin; stiamo lavorando anche sull’azienda, a partire dal restyling della sede, e ora sugli showroom: mi piace che in questi spazi espositivi ci siano pezzi importanti, ognuno con la propria energia, per allestire dei set che parlino e creino un racconto; le persone qui non devono trovare solo oggetti, ma devono percepire un nuovo concetto di abitare, come noi lo pensiamo, ossia ‘evoluzione’.

Progettare è raccontare: lei cosa racconta?
La narrazione di ogni progetto cambia di volta in volta. Achille Castiglioni parlando di design diceva “puoi fare quello che vuoi, raggiungere tutti i compromessi, seguire i processi con difficoltà, ma c’è sempre un elemento fondamentale del progetto”, e lui ci credeva. Quando ci interrogava all’università chiedeva sempre: “Qual è l’elemento fondamentale di questo progetto?” e noi andavamo in tilt, sebbene fosse una frase così semplice. Su questo non ci sono compromessi. Tuttavia ci rapportiamo a tanti modi di vivere, quindi anche il mio modo di lavorare può inserirsi in contesti differenti.

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