Elogio della discontinuità

Bahlara, il nuovo sistema di arredi per ufficio di Faram 1957 ispirato all’estetica spontanea del mercato

Come spiega Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio di Smart Working del Politecnico di Milano, durante il primo dei FaramTalks – People and Spaces. A new vision of the Workplace – organizzato a Milano il 27 febbraio con l’intervento anche di Marc Augé e Paolo Nespoli, la definizione di ‘smart working’ non verte semplicemente sui concetti, ormai quasi superati, di gestione razionale dello spazio nell’ufficio e di telelavoro. Smart working rappresenta piuttosto un modello di organizzazione che mira a restituire al lavoratore benessere, autonomia e flessibilità in cambio di risultati e responsabilizzazione, e che quindi apporta un cambiamento nel rapporto fra singolo e organizzazione.

Bahlara, Smart working secondo Faram
Bahlara, Smart working secondo Faram

Con alla base un concetto di spazio lavorativo sempre più personale, a volte anche solo concettuale, smart working significa cercare un nuovo equilibrio nelle condizioni di lavoro, fisiche e mentali, visto che la fisicità degli ambienti condiziona il comportamento delle persone.
Da questo presupposto, dalla digitalizzazione e da una condizione di mobilità all’interno e all’esterno dell’azienda, si sta sviluppando un’idea di layout dinamico negli uffici basato sul flusso di lavoro e sulle diverse attività svolte, comunicazione, concentrazione, collaborazione, creatività. Un modello di lavoro e di configurazione dei luoghi che integra il concetto di discontinuità e di dinamismo, se non di disordine e imprevisto.

“Si è trattato di progettare la discontinuità, di affrontare con la stessa intensità e passione l’analisi complessiva delle interazioni lavorative per arrivare a configurare gli oggetti che devono consentirle,” racconta Egidio Panzera, architetto art director di Faram 1957, da marzo 2018, presentando nella stessa giornata il sistema Bahlara, cardine del nuovo corso dell’azienda, voluto dall’AD Massimiliano Giacomelli, mirato a offrire ambienti di lavoro che siano luoghi carichi di identità per chi li vive, e che generino spazi per il lavoro e per la vita. “La nuova collezione doveva dare corpo a questa visione traducendola in un sistema capace di andare incontro ai cambiamenti della società odierna, sempre più veloci e imprevedibili”.

Bahlara, Smart working secondo Faram
Bahlara, Smart working secondo Faram

Con un nome e un concept ispirato al mercato siciliano di Ballarò, nato attorno al cantiere della cattedrale normanna di Monreale, Bahlara è una collezione che come un mercato vive, si espande, si contrae, si riconfigura, cambia abito, adattandosi alle esigenze estetiche, funzionali e organizzative.
Si genera a partire dall’elemento di base del banco di lavoro, ma anche del pergolato o dell’alcova, e diventa nelle infinite, sempre diverse configurazioni una sorta di paesaggio del lavoro, un’architettura di arredo che si sviluppa anche sulla terza dimensione con quattro livelli di progettazione, al piano di lavoro a 74 cm, ad altezze intermedie di 155 e 185 cm, alle coperture a 225 cm. Se le scrivanie con top regolabile in altezza possono vivere da sole o in raggruppamenti, dotate di accessori, contenitori, cassetti, fioriere, pannelli divisori fonoassorbenti, cupola telefonica, locker personale, il ‘pergolato’ di copertura in tessuto fonoassorbente o in maglia metallica può ospitare piante, illuminazione, oggetti sospesi, piani intermedi.

Bahlara, Smart working secondo Faram
Bahlara, Smart working secondo Faram

L’alcova a due o quattro posti diventa un’isola di privacy dedicata agli incontri, al lavoro informale, alla concentrazione con divanetti e piano di lavoro, mentre le pareti free standing possono creano aree di diversa funzionalità abbinate a tavoli riunione, imbottiti, tavolini a tre altezze, cavalletti mobili per lavagne o monitor.