Quella di Lavazza di rimanere in città è una decisione non scontata, in controtendenza rispetto a molte aziende che preferiscono delocalizzarsi. Proprio questa scelta diventa la base del progetto Nuvola che coinvolge un pezzo della città di Torino, a nord della Dora.

L’idea è stata quella di riaprire un recinto industriale verso i cittadini e al tempo stesso sviluppare la sede di un’azienda multinazionale che comprende spazi di lavoro per 600 persone, zone per attività ricreative, un museo aziendale, uno shop, un parcheggio sotterraneo, un centro eventi, una caffetteria pensata anche per gli abitati di Torino, un ristorante gourmet, una scuola di design (IAAD, l’Istituto d’Arte Applicata e Design) e un giardino pubblico, cuore verde del complesso.

“Se l’urbanistica del secolo scorso era un’urbanistica di espansione, quella di questi anni è di modificazione e di trasformazione, anche per limitare il consumo di suolo…. In questo modo la città si rinnova”, queste le parole di Cino Zucchi che si è occupato del progetto, comprendente anche la ristrutturazione della ex centrale elettrica Enel, in Largo Brescia, che accoglie al suo interno il ristorante gourmet Condividere e un bistrot.

Il fulcro del progetto è una piazza alberata sull’asse di via Parma, attorno alla quale sono posizionati tutti i corpi del complesso che mostrano un profondo legame con la storia della città e del quartiere, oltre che con la cultura dell’azienda Lavazza.
L’edificio per uffici, la cui forma abbraccia la piazza, comunica con la città attraverso un atrio vetrato su via Bologna e funge da elemento di raccordo tra i vari edifici industriali, conservati e convertiti alle nuove funzioni.

L’edificio, con livello Platinum della certificazione Leed (la più alta tra le varie categorie) e con facciate vibranti e ritmiche in metallo e vetro, si apre con un grande atrio occupato da una scala scultorea ondulata e bianca.
I materiali e i colori del Campus Lavazza puntano a fondersi con il tessuto esistente, non per mimetizzarsi bensì per instaurare un dialogo. I tre edifici esistenti, che risalgono all’inizio del secolo, si caratterizzano per due toni di grigio caldo. I nuovi elementi di pietra che completano le loro facciate tripartite sono in una tonalità di grigio sporco, ottenuto da pietra bianca in polvere mescolata a calcestruzzo. Le cornici delle finestre sono smaltate in metallo colore ruggine. La pavimentazione degli spazi aperti è realizzata in ciottoli di sienite con fasce di diorite bianca usate anche per la fontana e le panchine.
