Sono loro i giovani “Guest of honour” di imm cologne 2019 a cui il direttore creativo Dick Spierenburg ha commissionato il concept per l’ottavo allestimento di Das Haus – Interiors on Stage, che quest’anno per la prima volta è collocata nel padiglione 3.1, area Pure Editions. Con il loro progetto Living by Moods, i designer si avvalgono di uno spazio open space di 180 metri quadrati per mettere in discussione alcune funzionalità tipiche degli ambienti abitativi e per proporre delle alternative, sia nella fluida organizzazione spaziale, sia nella scelta di arredi, selezionati fra edizioni limitate, prototipi realizzati ad hoc e pezzi a catalogo di numerose aziende internazionali. Fra installazione artistica e design, fra astrazione e materialità, come ci spiega Joel Booy, il progetto analizza i modi di utilizzare lo spazio abitativo in base agli stati d’animo con cui si svolgono le diverse attività quotidiane.
Da dove nasce il nome “Living by Moods”?
Per Das Haus avevamo a disposizione una sorta di open space, un ambiente domestico estremamente fluido che si prestava a tante attività diverse in altrettanti spazi diversi. Per assecondare questa concezione fluida dell’unità abitativa, abbiamo deciso di definire lo stato d’animo delle azioni che si compiono all’interno dei vari spazi. Al giorno d’oggi, ad esempio, si possono utilizzare dispositivi digitali di ogni tipo praticamente dappertutto e inoltre si possono svolgere tante attività diverse nelle varie zone della casa. Quindi abbiamo allestito gli interni in base a quattro stati d’animo: lo spazio Reclusive è il più intimo, lo spazio Serene è quello più rilassante, lo spazio Reclining è quello meno pretenzioso e più disinvolto, mentre lo spazio Active è quello orientato al dinamismo. Questa casa ci ha permesso di associare ogni attività quotidiana allo stato d’animo per noi più calzante.
E come siete riusciti a disegnare una casa che fosse “insolita ma accogliente”?
Il nostro modo di procedere non rientra necessariamente negli schemi tradizionali, perciò volevamo dare al progetto un’impronta personale. La cucina, ad esempio, è uno spazio Active, ma tendente al mood Reclining. Le panche sono costituite da tre strati: uno che diventa la seduta effettiva, uno che funge da piano d’appoggio – a mo’ di tavolo da pranzo – e uno ad altezza bancone, perfetto per lavorare o per una seduta rialzata. È questo l’approccio che abbiamo adottato: volevamo fare le cose a modo nostro, con un pizzico di originalità, evitando però ambienti incomprensibili o poco accoglienti.
In sostanza il vostro spazio abitativo è all’insegna di una visione sperimentale: questo principio vale anche per gli arredi?
Certo, gli arredi che realizziamo sono decisamente sperimentali. Molti pezzi della cucina, ad esempio, sono progettati ad hoc. E se da un lato l’elemento della cucina definisce lo spazio in cui si colloca in modo inequivocabile, dall’altro lato le sedute e le panche si fanno più astratte. Ci sono parecchi prototipi, come un nuovo divano disegnato da noi, un nuovo pouf e anche un nuovo schermo in vetro, una sorta di armadio difficile da descrivere: è al tempo stesso uno schermo, uno specchio e uno scaffale, tre diverse declinazioni che una volta unite creano una specie di divisorio all’interno della casa, così come la gigantesca parete vegetale. Inoltre ci sono molti pezzi unici che abbiamo progettato nel corso della nostra carriera, pensati per conferire all’ambiente un’aria davvero “vissuta”.
E per quanto riguarda la scelta dei materiali?
Abbiamo utilizzato molti materiali: travertino abbinato all’alluminio per il tavolo, vetri speciali realizzati unendo trattamenti coloranti e specchi unidirezionali, senza dimenticare i tappeti. In tutto l’ambiente ci sono numerosi elementi tessili, colori e tessuti la fanno da padrone. Lungo il perimetro esterno della casa, invece, abbiamo allestito un muro speciale, una tenda composta da una serie di colori diversi e materiali texturizzati.
Insomma, questo progetto è stata una sfida e al tempo stesso un’opportunità per voi.
Esatto, non ci eravamo mai occupati di un progetto di interior design, in genere il nostro pane quotidiano sono le fiere e la progettazione di prodotti. Abbiamo concepito questo lavoro come una grande composizione, in cui ogni minimo elemento – texture, colore, materialità – doveva contribuire al messaggio complessivo. È stata una sfida, sì, ma anche una fantastica opportunità, perché ci ha permesso di approfondire le nostre conoscenze anche in materia di interior design.
Das Haus – Hall 3.1