Minds&souls

Si chiama Roar - letteralmente ruggito - il trio creativo tutto al femminile con sede a Dubai che cavalca le opportunità di una città sempre più feconda e concentra nel proprio nome un DNA che molto ha a che fare con la personalità di ognuna. Ce ne parla Pallavi Dean, fondatrice della design agency

Pallavi Dean, fondatrice e direttore creativo, Agata Kurzela, design director, e Kathryn Athreya, managing director, sono mente e anima dell’agenzia di design Roar, da poco ribattezzata e ristrutturata, nella forma e nella sostanza, da una costola del precedente studio di progettazione Pallavi Dean Interiors. Sono orgogliose di operare nel Dubai Design District, cuore creativo cittadino, e i loro progetti toccano al momento ben otto Paesi, tra cui Tanzania, Saudi Arabia, UK, oltre naturalmente agli emirati della federazione UAE. La scelta della denominazione sociale esprime appieno l’energia vitale e progettuale di queste 3 donne capitanate da Pallavi Dean, nata in India e ‘allevata’ da Dubai proprio negli anni in cui la capitale si preparava ad esplodere progettualmente, cosa che l’ha spinta a studiare architettura all’American University of Sharjah, prima, e design al Central Saint Martins di Londra. Un concentrato di esperienze l’ha poi portata a sviluppare interesse verso il progetto di interni, una via di mezzo tra architettura in scala piccola e grande. “Questa città è parte di me – racconta Pallavi – mi ha plasmata. Qui ho studiato, ho incontrato mio marito, si evolve la mia professione. Siamo cresciute insieme e questo influenza il mio lavoro”.

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Gradient effect ceiling fixtures that create colourful movement throughout the office

Parlaci della recente operazione di re-brand dello studio.
Il nostro lavoro di team si è fatto talmente sinergico da voler fondere in un nuovo nome gli elementi identitari: personalità, autenticità, forza, energia, emozione. Ecco Roar. Inoltre, ognuna di noi è stata riposizionata nell’ambito del proprio raggio d’azione.

Qual è l’obiettivo comune e come conciliate le singole diversità anche culturali? (Tu sei indiana, Agata è polacca, Kathryn è australiana).
Probabilmente la risposta più giusta è che non le conciliamo affatto. Ma cresciamo proprio grazie alle nostre diversità e alla moltitudine di influenze che arrivano. È proprio ciò che arricchisce il nostro lavoro e lo diversifica. Ciascuna ha la propria unicità, stile, preferenze, ma siamo unite da un comune intento: fornire un’esperienza umana a chi vive gli spazi che disegniamo, migliorando la qualità di vita, rispettando la loro cultura. Una regola che applichiamo partendo dal nostro studio. Ad ogni modo, il nostro ufficio è circondato da una multietnicità che è il riflesso attuale della città e della stessa UAE.

The step format seating doubles as a lunchspace
The step format seating doubles as a lunchspace

Quale processo creativo seguite nel ‘creare esperienze attraverso il design’?
C’è un grosso lavoro di ricerca alle spalle, per capire a fondo il fruitore dello spazio. Non è facile, per questo abbiamo sviluppato uno strumento apposito, il nostro UXD (User Experiece Design), che guida il cliente lungo un rigoroso processo step-by-step sino alla partenza del progetto.

A cosa vi ispirate?
Il segreto di un buon design è una buona storia. È la chiave che cattura il fruitore. Anche su questo abbiamo studiato molto e scoperto diverse categorie narrative come natura, storia, innovazione, cultura locale… il nostro stile generalmente abbraccia questi temi.

Entrance to Edelman aims to resemble a boutique hotel
Entrance to Edelman aims to resemble a boutique hotel

Parliamo del recente progetto per gli uffici Edelman, premiato con un award.
Una delle difficoltà con un’azienda come Edelman è che abbraccia due mondi diversi: lo staff che ha bisogno di attrarre è giovane, fresco, creativi del nuovo millennio in jeans e t-shirt; mentre i clienti sono senior manager di banche, grandi compagnie, amministrazioni politiche. Il design ha dovuto connettere queste due tipologie demografiche. Abbiamo creato un network di Villaggi Culturali, città separate all’interno di una città, aggiungendo livelli diversi di colore, texture e arredo per dare ad ogni nucleo la propria personalità. La zona di lavoro principale, frequentata dalla maggior parte dello staff è ludica, dinamica, arricchita da uno schema di colori vibranti. Ancora differente, Urban Park, spazio pubblico con un anfiteatro e un café, perfetti per incontri informali. Mentre, City Loft è un’area più matura e sofisticata, un ibrido flessibile tra meeting room, spazio co-working e ufficio privato.

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Invece, il progetto del café Bookstore Al Rawi?
È per il cliente Sheikha Bodour, titolare di una casa editrice, una delle forze che guida il festival della letteratura di Sharjah, di conseguenza il progetto è una sua naturale estensione. La città rappresenta la ‘casa’ per i molti universitari della regione, era sensato creare un ristorante, uno store e uno spazio per eventi che avessero i libri come fil rouge. Al Rawi significa ‘colui che racconta storie’ e il design è pieno di ispirazioni letterarie, ma in forma discrete e astratta. La texture ondulata del corrimano e di elementi divisori, ad esempio, si ispira alle cuciture che legano le pagine.

Bookshelves as space dividers
Bookshelves as space dividers

A cosa state lavorando al momento?
A volte, sembra che la lista non abbia fine, ma non ci lamentiamo di certo. Stiamo lavorando a tre nuovi concept per la First national Bank in Arabia Saudita, ad alcune furniture per ufficio, al design del Sharjah Research and technology park, ad una serie di progetti residenziali, ad una installazione per Oasis Paints prevista per la prossima edizione dell’exhibition Downtown Design. Inoltre, è molto importante per noi ‘restituire’ qualcosa alla comunità del design e per questo stiamo collaborando con la Heriott Watt University per un semestre di co-insegnamento. Una delle cose che mi entusiasma è condurre Roar oltremare. India e Africa stanno chiamando.

he waterfront terrace with incredible views
he waterfront terrace with incredible views