Visionnaire. Intervista a Eleonore Cavalli

Qual è il concept che definisce la nuova collezione?  

Abbiamo studiato un concept di collezione che si chiama Respiro, una naturale evoluzione del progetto iniziato tre anni fa di re-evolution del brand che ci sta portando ad ampliare la scelta stilistica verso la contemporaneità.
Respiro nasce anche da un’osservazione quasi sottintesa in tutte le cose, poiché è ciò da cui tutto nasce e che permette di vivere, e soprattutto pone l’uomo al centro. È infatti fondamentale la relazione tra l’uomo e l’oggetto sviluppato, e quale tipo di intimità e legame si crea tra gli oggetti stessi e la persona che ne gode: intendiamo andare oltre alla pura funzionalità, ma cercando di attribuire un valore simbolico a ogni oggetto.

Respiro significa anche ritmo, che si crea tra un oggetto e l’altro, tra un oggetto e chi ne beneficia e tra oggetto e spazio, pertanto abbiamo lavorato molto sui materiali intrecciando tipologie molto contemporanee a quelle più calde e decorative, sulle trasparenze, sui pieni e sui vuoti e anche su un linguaggio architettonico che è stato spunto di contaminazione. È stato interessante lavorare sui materiali, trovarne il ritmo, la reciprocità, il dialogo, capire quale spazio e quale peso dar loro. Il respiro è infatti anche questione di equilibrio: dando allo spazio il giusto equilibrio può trasmettere un senso di benessere, relax, quello che noi definiamo ‘wellbeing’, una sensazione che abbiamo voluto ricreare su tutte le aree della casa.

 width=
Divano LEGEND, design Fabio Bonfà

Lo scorso anno questo senso di benessere era stato affidato al ‘cuore verde’ della casa; l’elemento naturale torna anche quest’anno?

Abbiamo deciso di raccontare la natura non in senso iperrealista, ma in senso simbolico, quindi all’interno dello spazio espositivo al Salone del Mobile abbiamo inserito grandi bamboo, affidando loro un compito quasi architettonico e strutturale, a formare grandi foreste simboliche. Nella cultura orientale questa pianta ha un valore che va oltre infatti la sua funzionalità, ma esprime per la sua stessa caratteristica forza, vitalità, flessibilità, ritmo. Torniamo così al concetto di Respiro. L’ispirazione mi è venuta riguardando il film “La foresta dei pugnali volanti” di Zhang Yimou; in questa foresta di bamboo avvengono tutte le passioni dell’uomo. Questo immergersi nel mondo dei sentimenti era il concetto che intendevamo raccontare tradotto nel linguaggio dell’architettura, quindi il bamboo è stato il simbolo perfetto.

 width=
Poltrona KATHRYN, design Giuseppe Viganò

È questa la direzione del nuovo lusso?

Visionnaire ha la volontà di indirizzarsi verso un linguaggio e un significato di lusso che vada oltre il valore materiale delle cose. Ci siamo interrogati molto sul valore di questo termine; lusso riassume valori preziosi per l’azienda e per tutto il nostro sistema Italia: cura del dettaglio, capacità sartoriale, unicità del prodotto. Ma è necessario per un brand che intende porsi come trendsetter arrivare a riassumere e tramettere il valore intangibile che questo prodotto da, che è sicuramente quello della bellezza non solo estetica (del segno e del materiale), ma derivante da tutto ciò che sta dietro alla realizzazione del prdotto. Ecco che Respiro è davvero l’evoluzione del concetto ‘greenery’ presentato lo scorso anno, che chiude la riflessione e l’analisi sul concetto di lusso oggi.

 width=
Divano XAVIER, design Mauro Lipparini

Come è stato tradotto in termini di prodotto?

È stata una bella sfida. Volevamo trovare una sintesi che fosse anche chiara al nostro cliente di questi valori tangibili e intangibili, che avesse un segno e un linguaggio più universali, perché stiamo raccontando un principio, quello del respiro, che appartiene a tutti. Quindi un linguaggio che fosse comprensibile a latitudini diverse, anche differenti rispetto a quelle originariamente vicine al brand.

Questa analisi si è tradotta in un segno stilistico di carattere e in una materia che procede per sottrazione; non abbiamo voluto raccontare il lusso nel suo aspetto massimalista bensì minimalista, che non significa fare minimalismo, ma capire gli equilibri, togliere il non necessario per centrare racconto e messaggio. L’equilibrio dei materiali ha implicato anche un’attenzione forte agli abbinamenti: abbiamo tralasciato una contaminazione di più materiali in favore di una codificazione dello stesso materiale in maniere differenti. Come nel tavolo Kerwan disegnato da Alessandro La Spada: apparentemente è un monoblocco in marmo, ma interpretato in varie modalità, da una parte attraverso l’estetica utilizzando il prezioso marmo invisible grey, dall’altra con l’innovazione tecnologica che ha permesso di piegare il marmo associandolo a una struttura concava in metallo. Il risultato finale è di nuovo ritmo, quindi respiro. Questo è ciò che abbiamo ricercato in ogni singolo prodotto.

 width=
Tavolo da pranzo KERWAN, design Alessandro La Spada

 Ci sono nuovi interlocutori con cui avete ideato Respiro?

Abbiamo aggiunto due nuove voci, Marco Piva e Roberto Lazzeroni, alla rosa dei fedelissimi, come Alessandro La Spada, Mauro Lipparini, Steve Leung tra gli altri. All’architetto Piva – abituato a lavorare in macroscala – abbiamo chiesto di interpretare il ritmo, il respiro in microscala: ha disegnato un oggetto che sembra una città; Marty è un tavolo basso composto da più elementi verticali che evocano abitazioni, palazzi scultorei, grattacieli che sorreggono simbolicamente un cappello in vetro trasparente fumè. Roberto Lazzeroni invece firma il letto Reverie, nato con intento di avere una funzione di soft contract, non semplicemente per la casa ma con più ampie possibilità interpretative.

 width=
Tavolo MARTY, design Marco Piva
 width=
Letto REVERIE, design Roberto Lazzeroni

Parlando di contract, come vi inserite in questo settore?

Contrct per noi equivale principalmente al residenziale e bespoke, settore in cui Visionnaire; creiamo grandi scenografie d’arredo dalle fixture al più piccolo dettaglio. Nel mondo office e hospitality operiamo da anni, prevalentemente per boutique hotel e aree rappresentative. La componente ‘sogno’ deve persistere anche nel progetto, è la condizione sine qua non per renderlo unico, desiderabile, quindi meta. Oggi un hotel ha superato la pura funzionalità del dormire, ma deve far vivere un’esperienza. Così nel residenziale: prodotti belli ce ne sono tantissimi, ma la sfida è creare un mondo coerente attorno ad essi, creare poesia. Ed è quello che facciamo nei nostri progetti, lavorando sul livello più intimo e privato, sulla sensazione di wellbeing a 360 gradi.
Su questa impronta abbiamo realizzato un bellissimo progetto, Hannover, a Los Angeles, una villa dall’architettura razionalista che si affaccia sulla città, per la quale abbiamo realizzato tutto, fino al più piccolo dettaglio.

 width=
Sala da pranzo OPERA, design Alessandro La Spada