Fra Oriente e Occidente

Per l’apertura della prima proprietà in Europa, Nobu Hospitality ha scelto uno dei quartieri più dinamici di Londra: negli ultimi due decenni Shoreditch ha tramutato la propria identità di area manifatturiera e industriale in disarmo in vocazione artistico culturale.
L’edificio di cinque piani su Willow Street è stato inizialmente concepito da Ron Arad Architects e portato a compimento da Ben Adams Architects. La struttura in cemento e acciaio dal profilo frastagliato con balconi aggettanti e cortile interno ospita sia gli spazi dell’hotel sia il ristorante.

Il linguaggio progettuale elaborato per gli interni dell’hotel, curati dal londinese Studio Mica, riprende l’estetica ‘grezza’ degli esterni aggiungendo un raffinato lavoro sulla tattilità, sulla commistione fra elementi di ispirazione orientale e occidentale, oltre che sull’accostamento di materiali naturali e organici: dal cemento lasciato a vista alla pietra dai colori scuri, dalla carta shoji ai tessuti dalla trama pesante, dal metallo patinato alle essenze verdi.
Oltre la lobby con bar e zona lounge, caratterizzata da una parete ‘composita’ realizzata con vari tipi di tegole recuperate, gli ospiti hanno a disposizione 143 stanze, 7 suite con affaccio sul cortile terrazzato interno, sale per incontri ed eventi privati e, ovviamente, il Nobu Restaurant. Posto al piano interrato e dotato di un proprio ingresso dall’esterno, il ristorante è introdotto da un corpo scala che anticipa i principali temi progettuali sviluppati dallo Studio PCH nei 340 metri quadrati del vasto spazio: legno di rovere naturale in diverse venature e dai riflessi ramati, accoppiato a finiture in bronzo ed enfatizzato da strip luminose.
Una vasta parete vetrata affacciata sulla corte interna dell’hotel illumina di luce naturale i 240 coperti, il sushi counter e l’area lounge con bar per 60 persone.
Una sala privata per 18 posti, collocata al di sopra della cucina aperta, consente ai commensali di osservare il lavoro del team di cuochi capitanato dall’Executive Chef Greg Seregi.

 

Photo credits: ©Will Pryce