10 anni orsono Sergio Buttiglieri arriva ai Cantieri Sanlorenzo e qualcosa cambia. Innanzitutto perché la scelta di andare proprio in un settore diverso da quello per il quale lavoravi e con una crisi alle porte?
Nel 2006, anno in cui sono entrato nel cantiere nautico Sanlorenzo, la crisi non era ancora arrivata nel mondo degli yachts, mondo che io peraltro non conoscevo. Fino ad allora ero stato per oltre vent’anni il responsabile del prodotto di Driade, un vero e proprio laboratorio estetico in progress, creata da Enrico Astori nel 1958: in quegli anni ho avuto modo di conoscere i più importanti designer italiani e internazionali e i più autorevoli critici del settore che comparivano nei testi legati alla comunicazione dell’azienda, curata da Adelaide Acerbi. Un fantastico mix che mi ha arricchito e da cui ho ininterrottamente imparato.

Come è stato l’incontro con Massimo Perotti, Ceo di Sanlorenzo?
Per fare una piccola rivoluzione occorreva incontrare un imprenditore aperto al nuovo che avesse oltre che passione infinita per il suo lavoro, grande intuito e determinazione per rendere reali in tempi brevi le idee: in Massimo Perotti, questo imprenditore ideale l’ho trovato. Casualmente il giorno dell’incontro avevo con me anche  il Sole 24 ore in cui una giornalista mi intervistava a proposito di un ambizioso progetto  di sedute ideato da Ron Arad per Driade e che io avevo trovato il modo di realizzare con una nuova tecnica di stampaggio attingendo all’immenso mondo dell’indotto per l’arredamento. Il mix di estetica e ingegneria evidentemente ha lasciato il segno in colui che a breve sarebbe diventato il mio nuovo boss. Massimo Perotti non è un esperto di interior design ma sapeva come Driade fosse presente nei migliori show room nel mondo e intuì che io potevo essere utile a realizzare la nuova Sanlorenzo,  che non doveva tradire la sua gloriosa storia, ma che doveva invece  innovarsi nella continuità come recentemente ci ha fatto percepire Khris Bangle, il car designer principal della BMW, durante uno dei suoi stimolanti work shop insieme alla dirigenza di Sanlorenzo. Appena giunto in Sanlorenzo ebbi la possibilità di ampliare un team di architetti e interior e riuscii a far capire a questo team la qualità dei prodotti che avremmo consigliato agli armatori, raccontando chi stava dietro al progetto e la storia dell’azienda in cui era inserito. Bandii dalle nostre scelte tutti i brand che facevano copie dei prodotti o non pagavano le royalties ai designers. Questo continuo training nel meglio del design contemporaneo ha dato i suoi frutti e ora abbiamo un team ineguagliabile.

Poi arrivò il momento delle decisioni.
Il rapporto di fiducia con la proprietà fu immediato e man mano che ci conoscevamo maturavo le possibili proposte di nuovi designers da inserire per modificare i nostri yachts. Comprendevo la grande responsabilità che avevo e che dalle mie proposte, se non adatte, potevano andare persi milioni di euro. Quindi la scelta del nuovo e famoso designer da introdurre nella nautica fu fondamentale. Doveva essere uno che non aveva mai lavorato in questo settore proprio per far percepire meglio la novità di questo particolare linguaggio. Doveva essere non un designer radicale che potesse inquietare, ma uno riconosciuto a livello internazionale per la sobrietà e la raffinatezza delle sue creazioni dal sapore contemporaneo. E la scelta cadde su Rodolfo Dordoni che subito presentai a Massimo Perotti, si piacquero e lui si decise a fargli disegnare l’interior del primo SL 100,  un 31 metri planante che ebbe un enorme successo. Vennero anche fugate le incertezze che in azienda persistevano su questo progetto dal layout non convenzionale, dai materiali inconsueti, dalle atmosfere decisamente metropolitane ma dense di memorie stratificate nel nostro passato di interni milanesi. Questo successo sdoganò il mio lavoro permettendomi di aggiungere ulteriori tasselli per creare atmosfere contemporanee punteggiate anche da calibrate presenze di alcuni arredi vintage, costante assai gradita da molti nostri armatori sensibili all’equilibrio dei linguaggi.

Quali sono stati i parametri della nuova progettazione dell’interior che a suo tempo decideste di fissare come basi certe.
Semplicemente l’attenzione al fatto che ogni interior proposto dovesse tener conto della marinità e dell’ottimizzazione degli spazi. Su questo Sanlorenzo non transige. Le nostre necessità coinvolgono le aziende di arredamento, specialmente per l’outoddor, nel fare o adattare i loro prodotti per i nostri progetti. Sono convinto che il rapporto con noi abbia fatto ulteriormente crescere la qualità dei prodotti di molte aziende, innalzandone le caratteristiche tecniche, i materiali e le soluzioni costruttive per rendere idonei i loro arredi agli ambienti estremi in cui devono essere collocati quali il fly oppure la cucina. Su questi punti sia Paola Lenti, Roda, Boffi, Kettal e B&B ci hanno dato ascolto e i loro prodotti oggi sono ancora più di qualità anche con il nostro contributo.

In quale direzione  il passo successivo?
Il prossimo passo è l’ulteriore integrazione dell’interior con l’arte contemporanea in maniera che i Sanlorenzo diventino sempre più dei pezzi unici con opere fatte ad hoc per gli ambienti della barca. Non a caso abbiamo appena concluso con successo un’operazione con Tornabuoni Arte a Miami durante Art Basel e che ripeteremo in maggio  a Venezia nei giorni della Biennale d’Arte.

Ci sono state delle aziende di design che vi hanno sorpreso particolarmente per efficienza?
Si, sicuramente Boffi. Mi stupì per i tempi rapidissimi con cui realizzò per noi la prima cucina marinizzata, con dettagli nautici come le calamite e gli antirollii oltre che con materiali speciali e con le necessarie parti ispezionabili per quanto riguarda le aree interne. La stessa cosa avvenne quando adottammo il loro modello K2 disegnato da Norbert Wangen per i nostri fly, macchina perfetta col suo piano scorrevole sempre disponibile e con la struttura tutta realizzata con alluminio acciaio e teak per essere inattaccabile dalla salsedine. Questo progetto dall’indubbia bellezza estetica mandò nel dimenticatoio quegli orribili mobili in vetroresina con i pesanti coperchi che una volta aperti dovevano essere bloccati per non essere pericolosi.

Quali sono i progetti su cui state lavorando attualmente?
Dopo aver lavorato con Dordoni ho introdotto, in accordo con la proprietà le firme di Antonio Citterio Patricia Viel and Partners e Piero Lissoni. Citterio e Viel, anche loro per la prima volta nella nautica, hanno reinterpretato in maniera totalmente differente e con immediato successo rispetto a quella disegnata da Dordoni, l’interior di un nostro Sanlorenzo di 32 metri, la navetta semidislocante SD 112. Piero lo conosco da tanti anni e il mio avvicinamento è stato graduale ma determinato e il suo progetto procede veloce per essere in acqua con inedite spazialità a Cannes ai primi di settembre.

Credito per ritratto: Beppe Raso
Altre foto: Beppe Raso, Tom Vack, Leo Torri