Urban farming tra Milano e Torino

Lo studio di architettura Piuarch ha pensato a un modello di orto riproducibile, ispirato ai movimenti internazionali dell’urban farming. Proprio dove è collocato il loro studio, in via Palermo 1, gli architetti hanno realizzato un progetto di riconversione della copertura, con un investimento minimo di risorse, ottenendo il massimo dei benefici. Tra questi si registra una riduzione dei costi di raffrescamento in estate, una diminuzione del flusso di acque reflue con l’assorbimento dell’acqua piovana, una riduzione di temperatura dai 2 ai 5 gradi interni e un miglioramento della qualità dell’ambiente di lavoro dal punto di vista climatico, energetico, economico e sociale.

Il sistema modulare di pallet consente di realizzare strutture facilmente assemblabili, dove si ricavano percorsi per camminare in quota, piccole aree piantumate per coltivare frutta, verdura e specie aromatiche, spazi per il relax e per prendere il sole ammirando il panorama dall’alto e luoghi da usare per accogliere gli ospiti e per brevi lezioni o riunioni di lavoro. Il progetto è stato sviluppato con il paesaggista Cornelius Gavril e con la collaborazione di VerdeVivo e vuole avere anche un risvolto didattico per i bambini, che toccano con mano e osservano come cresce la frutta e la verdura.

Quello in via Palermo non è certo l’unico orto che sorge nel cuore di Milano, al settimo piano, accanto alle guglie del Duomo, cresce quello dell’hotel Milano Scala, in Via dell’Orso 7, qui si coltivano erbe aromatiche, fiori, frutta e verdura di stagione utilizzate direttamente nella cucina dell’hotel.

Da Milano a Torino, quello degli orti sugli hotel è un trend in crescita. Nello storico palazzo secentesco la terrazza sul tetto dell’NH Collection Piazza Carlina a Torino ospita un orto, dove si coltivano gli ingredienti per i piatti del ristorante Carlina, al piano terra.

Non solo gli hotel di lusso, ma anche i quartieri del capoluogo piemontese diventano verdi grazie al progetto OrtiAlti, nato dall’incontro degli architetti Elena Carmagnani ed Emanuela Saporito, che condividono la stessa passione per l’architettura sostenibile e la rigenerazione urbana. Per i loro orti usano una serie di materiali tessili e plastici che si posano sui tetti piani, rendendoli impermeabili, ma permettendo all’acqua di essere trattenuta e allo stesso tempo di scorrere facilmente. Sopra questo strato bastano 15-20 centimetri di un terriccio speciale, leggero e facile da lavorare per dare avvio alle coltivazioni in quota.