Una nuova casa per chi vola

Le nuove lounge di Alitalia rappresentano un segno distintivo nella progettazione dell’interior legato agli aeroporti. IFDM ha incontrato l’architetto Marco Piva e da lui si è fatto raccontare il progetto.

Come nasce Casa Alitalia?
Casa Alitalia parte con l’idea di rilancio della Compagnia, dopo il suo ingresso nel gruppo di 8 vettori aerei internazionali che fanno riferimento a Ethiad. Il brief ricevuto dal cliente chiedeva espressamente un’idea globale, che avesse una forza comunicativa per viaggiare oltreconfine. La volontà è stata quella di ricostruire l’immagine del viaggio e dell’accoglienza con un taglio molto italiano.

Dal briefing al progetto: qual è stata l’idea vincente?
È piaciuta molto la soluzione non del Made in Italy, ma del Made of Italy: tutte le componenti che costruiscono l’immagine della nuova Alitalia hanno in comune il fatto di essere state generete e fortemente caratterizzate dall’essere italiane e comunicate agli utenti con un messaggio non solo business, ma soprattutto culturale. Casa Alitalia è andata oltre l’interior: sono state ridisegnate le divise, sono stati realizzati dei profumi. Il tema della lounge di Casa Alitalia risponde alla richiesta di chi desidera sì avere tutti i servizi aeroportuali di livello, ma con un’organizzazione perfetta in un clima di tipo domestico. Il senso del domestico è stato dato con attente scelte legate ai materiali, un sistema di illuminazione molto curato, una disposizione degli arredi più soft, evitando volutamente rigori progettuali eccessivi, come quelli – per esempio – degli allineamenti delle sedute e degli arredi. Sono state aggiunte anche delle idee che in un primo momento ci erano sembrate un po’ vernacolari, ma che all’atto pratico si sono rivelate vincenti: nell’area food sono stati inseriti i due piatti più famosi e, se vogliamo, banali della cucina italiana, la pasta e la pizza. La vicinanza con lo chef che prepara il piatto dal vivo, la gestualità e la comunicazione che ne nasce uniti alla possibilità di accedere a un Wine Cellar di alto livello, crea un vissuto molto peculiare e fluido, che funziona senza scadere nei cliché classici.

I materiali hanno avuto un ruolo importante?
Il tema dei materiali è stato centrale: abbiamo cercato di rendere molto tattile questo luogo. Tutti i marmi, le pietre, le pelli e i legni sono stati studiati e selezionati per creare percezioni fisiche molto ricche. Grande lavoro anche sul colore, che è diventato l’elemento trainante nel suo rapporto con la luce. Insieme alla capacità produttiva e alla sensibilità di Poltrona Frau Contract abbiamo creato delle pannellature retroilluminate realizzate con la Pelle Frau che unite a un’attenta selezione di legni, marmi e tessuti crea una miscela che va molto oltre il semplice decoro e conferisce anche qui un raffinato senso di italianità. La partneship con chi ha realizzato l’illuminazione e fornito i corpi illuminanti ha dato vitalità agli ambienti.Soprattutto nella progettazione della lounge di Fiumicino il lavoro fatto da Martini Light è stato molto importante: il sistema a incasso Arkedo, con la sua asimmetria dei fasci luminosi e la precisione delle ottiche, ha regalato all’ambiente una luce non invasiva, ma efficiente e in armonia con uno spazio che vive anche di luce naturale, avendo una vista anche sulle piste.

Un progetto globale quindi?
Il concept delle lounge rappresenta una grande idea di base che poi è stata declinata con sfumature diverse a seconda degli aeroporti: Roma ha delle caratteristiche, Milano ne ha altre. New York e Tokyo – che sono già in calendario – avranno anch’esse una loro personalizzazione.