L’abitare provvisorio dei nuovi “nomadi urbani”

Una classe cross-generazionale di persone con stili di vita all’insegna di una mobilità sempre più spinta, per la quale concetti come transitorietà e costante cambiamento sono la norma. Un abitare “provvisorio” sia all’interno sia all’esterno della casa, che varia al variare delle esigenze e che ha spostato il valore degli spazi abitativi da “bene permanente” a spazio flessibile e temporaneo in grado di modificarsi repentinamente, anche grazie a nuove tipologie di arredi e accessori facilmente smontabili, spostabili e riconfigurabili.

Due i microtrend che rappresentano le manifestazioni concrete in ambito abitativo e progettuale di Nomadic House. Il primo, Moving Interiors, vede mobili e oggetti, per lo più leggeri e portatili, adattarsi alla configurazione sempre più instabile degli ambienti domestici. Fra gli esempi Xtend, un prototipo di vasca da bagno pop-up, ripiegabile e trasportabile, che si presta a essere usata ovunque ci sia acqua corrente, giardino compreso; Clover, una lampada portatile ricaricabile via USB che può essere appesa in qualsiasi angolo dentro o fuori casa, o diPende, ciotole pensili salvaspazio in bamboo laccato che possono contenere qualunque cosa e rivestire diverse funzioni.

Il secondo microtrend, Mobile Living, ingloba soluzioni facilmente “impacchettabili” e trasportabili, dagli arredi fino alla casa stessa! Sì perché a trasformarsi è anche il concetto stesso di edilizia residenziale, che vede nascere soluzioni come Kasita di Jeff Wilson: micro modulo abitativo combinabile e impilabile in una struttura a griglia ma anche traslocabile in qualunque zona o città.  Un esempio di arredi è invece la collezione del brand americano Greycork, che comprende divano, chaise-longue, tavoli e libreria pensati per essere impacchettati in scatole sottilissime e montati/smontati in poche mosse e senza attrezzi.