Pedrali cresce tra Fili d’erba

«Una sorta di amplificatore naturale delle ore del giorno e delle stagioni». Non poteva trovare parole più adatte ed evocative Cino Zucchi per descrivere il nuovo magazzino automatico Pedrali, progettato dal suo studio, che sorge all’interno del complesso produttivo dell’azienda a Mornico al Serio (in provincia di Bergamo). La struttura è stata inaugurata la scorsa settimana, richiamando l’attenzione sugli aspetti più innovativi del progetto, che si sviluppa su una superficie di 7mila mq per 29 metri d’altezza.

Un progetto che è definibile rivoluzionario sotto differenti punti di vista. In primis, l’avanguardia tecnologica da cui prende le mosse e che ne rappresenta la trama interna: completamente automatizzato, attivo 24/24, il magazzino permette lo stoccaggio di 16,880 pallet di prodotti finiti e semilavorati. I pallet giungono al magazzino trasportati da uno Skytrain e da otto navette autosterzanti, per essere successivamente immagazzinati tra le macroscaffalature portanti grazie a cinque trasloelevatori. 

A questa macchina perfettamente funzionale all’interno, corrisponde poi un progetto altrettanto innovativo di architettura industriale all’esterno. La mente creativa è quella dello studio Cino Zucchi Architetti, che ha perseguito l’idea di una «quinta visiva che risponde alle diverse condizioni del paesaggio circostante». 

Di primo acchito l’edificio appare come un parallelepipedo inflesso da due ulteriori volumi, il primo in corrispondenza dell’angolo sud-ovest che raccoglie il percorso visitatori nel complesso, il secondo forma il lato mancante del piazzale di carico/scarico. 

Perché allora Fili d’erba? Il motivo è facilmente rintracciabile in quei semplici elementi in profilato di alluminio estruso che generano il pattern visivo che ricopre le quattro pareti del magazzino (rivestite alla base con pannelli coibentati lisci in color alluminio naturale). Una combinazione di linee verticali e oblique che come giganteschi “fili d’erba” ritmano la struttura e riprendono le calde tonalità naturali dell’ambiente circostante – ovvero tre tonalità di verde – sul lato ovest, quello rivolto verso i campi e la roggia. 

«Il gioco della lunghezza, direzione e intensità delle ombre di queste “lamelle” al cambiare delle ore, combinato con il loro mix cromatico e con la diversità delle viste frontali e di scorcio – spiega Cino Zucchi – genera un vero spettacolo attivo di grande suggestione». 

Si supera così il concetto di mitigazione ambientale: qui l’opera diventa parte attiva del contesto naturale, «un segnale importante del radicamento di Pedrali e delle persone che vi lavorano in un territorio specifico come quello della Bergamasca».