Il design al servizio della quotidianità: Giulio Iacchetti

Il manifesto di Internoitaliano cita una frase di Michele Provinciali che si riferisce ad alcuni complementi casalinghi come di cose che “si vedono sempre e non si guardano”. Come si trasforma un oggetto “che non si guarda” in un oggetto di arredamento?

Credo che il percorso dal vedere al guardare sia una sorta di restituzione di dignità degli oggetti che ci accompagnano nella vita. Questo tipo di risarcimento si ottiene riconsegnando gli oggetti al materiale più consono per la loro fabbricazione, evitando esagerazioni e iperboli formali, usando discrezione e originalità nella scelta del colore, riallacciando i rapporti con la tradizione, ma con lo sguardo progettuale sempre ben innestato nella contemporaneità: così facendo gli oggetti tornano a parlare, e quando qualcuno (o qualcosa) parla, guardarlo è un fatto di educazione.

Hai pubblicato sul tuo profilo di Facebook un invito aperto a segnalarti piccole aziende Made in Italy design oriented di qualità: perché hai usato questo canale? Cosa ne pensi del mezzo?

I social sono uno strumento di comunicazione formidabile, mi permettono di arrivare a un bacino di persone sensibili ai temi del progetto in modo immediato. Interpello spesso i miei amici digitali per raccogliere opinioni, informazioni, adesioni a progetti che ho in testa. é una forma di generoso scambio di informazioni che si alimenta nel reciproco aiuto, sapendo che tutto quello che dai poi lo riceverai in altre forme e modalità.

Hai recentemente presentato in Triennale il progetto Razione K, qual è secondo te la Razione K di un industrial designer in azione?

è un concentrato di saggezza progettuale in termini di riduzione degli ingombri, quantità di cibo commisurate alla giornata del soldato in azione, leggerezza, compattezza e performance. Il designer a mio avviso si deve nutrire di questi formidabili esempi progettuali: i buoni esempi sono uno stimolo fortissimo per migliorare il nostro fare design.

Son passati un po’ di anni dal 2009, possiamo aspettarci una nuova serie di Oggetti Disobbedienti?

No. La vita è troppo breve per ripetere le stesse cose: Oggetti Disobbedienti è stato un capitolo credo ben riuscito del mio lavoro, ma altre avventure mi attendono! 

Dai tombini agli oggetti, dai complementi alle finiture: un sogno nel cassetto?

Gli unici sogni che considero sono quelli che posso realizzare, desideravo da tanto poter collaborare con i liutai della mia città d'origine, Cremona, e piano piano questa cosa sta prendendo forma…

Per concludere: progetti imminenti e aziende coinvolte.

Ancora Bross e poi Alessi, Moleskine, Plust, Internoitaliano e tanto altro ancora!