L’art design secondo Alessandro La Spada

Non identificabile nella categoria di designer, ma più affine alla definizione di artista dell’interior. Le sue opere sono un connubio di sensazioni che lasciano traccia delle sue origini siciliane. Abbiamo incontrato Alessandro La Spada nel suo “laboratorio creativo” a Milano.

Quali sono stati gli eventi determinanti per la tua carriera?

Mentre studiavo architettura, una tappa importante è stata di aver lavorato per lo Studio Sawaya&Moroni, dove in tempi non sospetti sono stato piacevolmente intossicato dalla cultura mediorientale, che ha riacceso elementi assorbiti naturalmente dalla cultura del Sud Italia. Un'altra esperienza importante è stata seguire la produzione di Edizioni, brand che si occupavano sia di interior che di prodotto lavorando per designer come Philippe Starck, Zaha Hadid, Ron Arad: questo mi ha portato in Brianza, dove ho imparato le lavorazioni artigianali. Ho poi aperto una piccola azienda con un amico, Numero Due: un vero fallimento dal punto di vista aziendale, ma fu una grandissima palestra professionale. Sono così entrato in contatto con tanti personaggi del settore, uno di questi fu Samuele Mazza, allora proprietario di Visionnaire; abbiamo iniziato a collaborare, ho conosciuto l’azienda IPE Cavalli e da lì è storia.

Il tuo background e le tue origini caratterizzano molto lo stile di oggi: come lo definiresti?

Con Visionnaire è tornata in maniera più raffinata, rivista e reinterpretata la cultura del Sud che è sempre stata parte di me. Nelle mie radici c’è un rispetto per la lavorazione artigianale, quindi mi riferisco molto al passato e al classico. Mi piace molto il confronto con altre arti e mestieri: come il musicista rock ha spesso una formazione ferrea di musica classica, così io. Conoscere qualcosa per disimpararlo e contravvenire alle regole, è un percorso in cui mi riconosco.

Cosa sta accadendo oggi al comparto del classico?

Io appartengo alla categoria Luxury e con una certa presunzione mi permetto di dire che c’ero nel momento in cui si è cercato di fare davvero home philosophy, quando le proposte che mutuavano molti stilemi classici, stavano facendo un passo avanti attraverso un atteggiamento di contaminazione. Oggi la tendenza è di rifarsi al passato e interpretarlo. Il futuro prossimo vedrà  certamente una maggiore pulizia formale. Ma sarà solo ascoltando il pubblico – che è cambiato generazionalmente – che questo classico contemporaneo, così impropriamente definito, saprà dare delle risposte più concrete.

Sarà poi sempre più evidente una contaminazione tra arte e design. Quello che osservavi negli stand del classico lo davi per scontato, invece è davvero un’opera d’arte. Oggi questo valore ha di nuovo la sua identità, il cliente lo percepisce con una cultura e consapevolezza diversa. Non è arte, ma art design.

 

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Art works: Sandrino the Butcher & Don Lamp

L’estro creativo di Alessando La Spada si traduce anche in una serie di progetti artistici, come Sandrino The Butcher, una riflessione sull’esistenza umana, che trae ispirazione dalle origini e dalla storia personale del designer, sviluppata in una serie inedita di realizzazioni esposte per la prima volta presso la Wunderkammer Visionnaire di Milano. O Don Lamp, lampada a sospensione confluita poi nella collezione Don del brand Clan.

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Lifestyle di Antolini. Lo spazio dell'ispirazione

Oltre ad averne arricchito le collezioni, Alessandro La Spada ha progettato per il Antolini lo spazio Lifestyle all’interno dell’azienda a Sega di Cavaion: mille mq di spunti 14 ambienti dove progettisti e designer possono trovare infinite fonti d’ispirazione per l’utilizzo della pietra naturale.