DATA SHEET

Developer: Nil
Hotel operator: Paramount House Hotel
Architecture & Interior design: Breathe Architecture
Heritage consultant: Urbis
Brand strategy: Matt Vines Consulting
Furnishings: Jardan, Loom, Something Beginning With, Stump Co.
Lighting: Anaesthetic, Artemide, ISM Objects, Special Lights, Volt Lighting
Bathrooms: Caroma, Consolidated Brass, Reece, Roca, Wood and Water. Custom-designed joinery. Custom steel accessories. Custom-designed mirrors made by Middle of Nowhere
Graphics: The Company You Keep
Photo credits: BowerBird

Piacevolmente istrione e incline a una teatralità che gli scorre nelle vene. Il Paramount House Hotel, a Sydney, non poteva non ascoltare la voce del proprio passato, quella del quartier generale della Paramount Pictures, che proprio nello stesso edificio di Commonwealth Street, nel quartiere trendy di Surry Hills ha ospitato i suoi Studios per 80 anni. La struttura, recuperata e collegata all’ex magazzino adiacente da un primo intervento durato 9 anni da parte dell’architetto locale Fox Johnston, è stata ‘ripresa in mano’ dal team di Melbourne Breathe Architecture. Su richiesta dei proprietari Russell Beard, Ping Jin Ng e Mark Dundon, i progettisti hanno trasformato in hotel gli ultimi due piani dell’estensione realizzata da Johnston, ma con precise direttive.

“Volevamo rimanessero intatti l’imperfetta foggia grezza dell’edificio e quel contesto Art déco così ricco di vissuto, contemporaneamente, ci interessava la realizzazione di 29 guest suite in cui miscelare dettagli originali e contemporanei” – raccontano -. Una proposta allettante presa al volo da Breathe Architecture non senza difficoltà: “Non è semplice intervenire su un tessuto architettonico con un carico di sfide già esistente. Definirle una per una è stata un’opportunità che ci ha portati a ottenere un progetto non convenzionale e decisamente intrigante per gli ospiti”.

Il primo elemento anticonformista che salta all’occhio è la facciata. Una serie di tessere in rame disposte a spina di pesce riveste e delinea l’estensione che ospita l’hotel, staccandosi visivamente dalla porzione esistente sottostante in mattoni. Una ritrovata presenza scenica che intende catturare lo spirito della Golden Age dei film. Lo stesso motivo si ripete all’interno, nella reception-lounge, dove porzioni metalliche a parete sono create in quello che era il caveau per conservare i film.

Nelle camere, ancora contrasti. Pareti in mattoni crudi si accostano ai caldi pavimenti in legno e al soffito in cemento lasciato a vista. E anche in bagno, la contrapposizione visiva caldo-freddo funziona con le vasche in legno abbinate al pavimento in cotto. Molte delle suite sono dotate di terrazzo piantumato, appartato e separato da pannelli divisori in vetro e ferro. E ‘chiazze’ di colore arrivano dagli elementi di arredo e dai tessuti scelti nelle sfumature dell’arancio, verde foresta, blu profondo. “Piuttosto che avere un tema specifico per ogni stanza, abbiamo preferito dare enfasi a comfort, flessibilità e a un effetto tattile robusto” – precisano gli architetti. Lo staff dell’hotel racconta, invece, con orgoglio: ”le nostre camere sono un concentrato di eredità che risplende attraverso il nuovo. Essere ospite qui vuol dire essere un amico”.