Morpheus, the God of dreams

DATA SHEET

Owner: Melco Resorts & Entertainment
Architecture: Zaha Hadid Architects (ZHA)
Interior design: Jouin Manku, Leigh and Orange, MC Design, Remedios Studio, Zaha Hadid and Patrik Schumacher, Zaha Hadid Architects, Westar Architects International
Lighting design: Isometrix
Photo credits: Ivan Dupont, Virgile Simon Bertrand, courtesy of Zaha Hadid Architects

Un sogno vertiginoso e contemporaneo, unico per concezione, nonché ultimo tassello del maxi sviluppo di City of Dreams di Melco Resorts and Entertainment, nella rampante regione di Macao. Il Morpheus Hotel porta con sé uno slancio di rottura rispetto alle tipologie architettoniche tradizionali con l’andamento decisamente non convenzionale dei suoi 40 piani fuori terra concepiti come una sorta di estrusione delle fondazioni, già impostate, di un condominio mai concluso. Lo schema alla base del progetto di Zaha Hadid Architects è una coppia di torri collegate a livello del podio e del tetto da ponti in cui sono stati ricavati ristoranti, bar e guest lounge riservati a chef stellati come Alain Ducasse e Pierre Hermé.

A racchiudere e forgiare il complesso programma dell’hotel è un esoscheletro in acciaio strutturale, svincolato ed esterno rispetto all’involucro vetrato, che avvolge in continuità l’intero volume. Tale membrana, il cui ricamo tridimensionale va a rarefarsi progressivamente verso l’alto, ha permesso di liberare gli ambienti interni da supporti verticali quali pareti o colonne portanti, garantendo sia la massima flessibilità di utilizzo, sia una migliore valorizzazione degli spazi destinati ai numerosi servizi offerti. Oltre alle sue 780 camere, il Morpheus dispone anche di un casinò, una ventina di ristoranti, due teatri, suite extralusso all’ultimo piano, una Spa e una piscina sul tetto.

L’edificio assume l’aspetto di una scultura organica soprattutto grazie al gioco di pieni e vuoti generato in facciata dalle tre grandi aperture orizzontali, scenografiche “finestre urbane” su cui affacciano le camere dell’albergo e che, oltre a contribuire a un effetto visivo di maggiore snellezza, definiscono la teatralità del layout interno incrementando l’afflusso della luce naturale.

L’entrata porta direttamente gli ospiti nella grande lobby, uno spazio alto 40 metri in cui si riflette in modo monumentale la tensione e l’intensità compositiva della figura architettonica complessiva, attraversabile verticalmente da dodici ascensori panoramici ad alta velocità. Soffitti e pareti si presentano come volumi scultorei – nel primo caso sospesi – variamente sagomati con superfici sfaccettate dalla complessa geometria tetraedrica che si adatta alle alte variazioni dello spazio celando illuminazione, aerazione e rivelatori di fumo.

L’atrio si sviluppa lateralmente sistemando una caffetteria a ovest e la reception a est. Qui il pattern triangolare viene riproposto sul rivestimento in marmo bianco della parete e dei banconi che, come le sedute, i divani e i vasi, portano la firma di Zaha Hadid Design.

La scenografia si estende alla pavimentazione in marmo, sempre bianco ma con intarsi di pietra dorata per facilitare il flusso di circolazione, ripresa anche nel seducente ristorante cinese Yi al ventunesimo piano. La sala da pranzo occupa infatti la pianta aperta di uno dei tre ponti, movimentata da una serie di divisori semitrasparenti a forma di baccello realizzati con centinaia di foglie di alluminio capaci di generare caleidoscopici riflessi aurei quando il sole ci rimbalza sopra. Ma che chiaramente intervengono altresì nella regolazione acustica, della privacy e del comfort termico.

Le numerose camere e le otto ville, pur distinguendosi per configurazione e dimensioni, concentrano lusso, innovazione e tecnologia affidandosi all’interior design del progettista americano Peter Remedios, che si è ispirato al linguaggio nautico dei superyacht con tessuti e arredi tailor-made.