SCHEDA TECNICA
Hotel operator: IHG Hotels & Resports
Architecture & Interior design: Jean Philippe Nuel Archiercture&Design
Furnishings: design Nuel, B-Line, Cinna, Collinet, Flexform, Ligne Roset, Poliform, Walter Knoll
Outdoor Furnishings: BivaQ, Expormim, Gandiablasco, Serralunga, Talenti, Vondom
Lighting: Bocci, Brokis, CVL Luminaires, Hisle, Lee Broom, Light Point, Luceplan, Oluce, Roche Bobois, Vibia
Bathrooms: Duravit, Grohe
Fabrics: Verel de Belval
Photo credits: Nicolas Matheus

L’anima è rimasta integra, come anche la sua missione. Far sentire a casa chi vi soggiorna sembra non avere tempo per il grande edificio storico di Lione, che nel Medioevo, con l’antico appellativo di ‘ostello di Dio’, già dava ospitalità a bisognosi di cure mediche, mendicanti e pellegrini. Oggi, anche se l’edificio è stato convertito in Grand Hotel – l’Intercontinental Lyon Hotel-Dieu – la sua essenza è volutamente immutata, nel pieno rispetto di una tradizione di accoglienza che prosegue. 

 

Non solo. L’imponente struttura si esprime da sempre in un’insolita e affascinante dicotomia architettonica. Con esterni fortemente decorativi e interni che ostentano ricchezza in antitesi con spazi sobri, caratterizzati da pavimenti in pietra, pareti intonacate e soffitti in legno. Un contrasto, nato dal forte presidio religioso a Lione nel passato, che l’autore del progetto di recupero Jean Philippe Nuel Archiercture&Design ha voluto preservare a tutti i costi. La dualità messa in atto dallo studio, in continuità con l’architettura esistente, spazia dalla semplicità all’opulenza, dal monastico all’ornamentale, omaggia in maniera quasi reverenziale l’identità dell’edificio e mira ad un risultato contemporaneo.

Un mix empatico di umiltà e lusso misurato, concetto sviluppato da Cécile Poignant quale nuovo modo di concepire viaggio e ospitalità, basato sul ‘meglio essere che avere’. Data la posizione dell’edificio all’interno del paesaggio cittadino, particolare attenzione è stata posta nel ristabilire la relazione tra il centro urbano e suoi abitanti, rendendo accessibile a tutti – popolazione locale oltreché ospiti dell’albergo – un luogo storico così strettamente legato alla vita circostante. Mantenendo vivo, quindi, non solo un legame a doppio filo ma rinnovandolo con esprit de jeunesse. In tutto ciò, recupero e progetto sono parte integrante di questa promessa, con scelte di design che vanno oltre la mera estetica, ma intendono bilanciare passato e presente con i pesi della sobrietà e dell’eternità.

Elementi d’arredo realizzati espressamente in collaborazione con Ligne Roset, preziose sete di Verel de Belval si alternano a tessuti in canapa sotto la grande cupola, hub centrale dell’hotel, dove spiccano il bar realizzato in alabastro retroilluminato e opere di Manuela Paul-Cavallier. Nella lobby, reception e conciergerie regna la simmetria degli spazi disegnata dai pavimenti in pietra locale di Villebois, le travi in legno sbiancato, i pannelli in legno neri costellati da dorature. Qui, ancora sete di Verel de Belval disegnate con il contributo dell’artista Véronique de Soultrait. Anche le camere private sono un richiamo identitario, con arredi e accessori pensati in una palette di colori che va dal blu all’ocra, ispirati ai toni delle pietre dell’architettura. Nei bagni nessun rivestimento ceramico, ma solo pietra che ricopre le pareti come una seconda pelle e mosaici dell’artigianato lionese per il vano doccia.

Una liaison amoureus, quella tra lo storico edificio e i progettisti, tra il luogo e i suoi abitanti, destinata a durare nel tempo.