“Un NoMad isolato nel suo mondo non esiste. Tutti i nostri hotel sono concepiti come parte di un quartiere”, ha spiegato Andrew Zobler, fondatore e CEO di Sydell Group, dai vertiginosi tre piani del nuovo NoMad Restaurant, stipato di 25.000 volumi d’epoca. Questa nuova perla a Las Vegas è il più recente progetto di hospitality inaugurato da Sydell Group, azienda nata nel 2005. (Il nome è un omaggio alla nonna materna di Zobler, un’antiquaria che il nipotino, nato e cresciuto a New York, seguiva assiduamente nelle trasferte europee in cerca di acquisti e aiutava spesso e volentieri in negozio.) In questo caso, in realtà, Zobler ha dovuto sostanzialmente creare da zero un quartiere. Trovare Sydell Group nella città del peccato sembrerebbe quasi un controsenso, dato che l’azienda è presente in centri urbani noti per le inclinazioni eclettiche e culturalmente sofisticate. Il portafoglio di NoMad a Manhattan e Los Angeles, The Line a L.A., Austin e Washington D.C., Freehand a Miami, Chicago, L.A. e New York, e The Ned a Londra non grida esattamente: “Conquistiamo Las Vegas!“. Eppure, visto e considerato come e perché Zobler – un ex avvocato al soldo di André Balazs Properties prestato all’imprenditoria edile per aprire l’Ace Hotel a Manhattan prima di progettare e gestire hotel sotto l’egida di Sydell Group – è finito sul mercato di Las Vegas, questo colpo di scena professionale ha perfettamente senso.

NoMad, Las Vegas

Sydell Group esporta la sua vision di ospitalità con un’anima in una location tanto stimolante quanto sorprendente: Las Vegas. Ci racconti del processo che ha portato al NoMad Las Vegas e alla collaborazione con studi di design di spicco come Roman and Williams (nelle persone di Robin Standefer e Stephen Alesch), Commune, Sean Knibb e Studio Jacques Garcia.
Le 293 stanze del NoMad Las Vegas, insieme a sale conferenze, casinò, piscina, negozi, NoMad Restaurant e NoMad Bar, incarnano il concetto di “resort nel resort”, un’oasi immune al kitsch affacciata sull’iconica Strip di Las Vegas e valorizzata dalla cifra unica di Jacques Garcia, con il suo lussuoso interior design, e della premiata ditta di food and beverage Make It Nice, una creatura di Daniel Humm e Will Guidara. Sydell Group ha collaborato con MGM Resorts International per dare vita a questo progetto di rebranding e rinnovamento del valore di 600 milioni di dollari, che ha conferito alle strutture e all’offerta del Park MGM (ex Monte Carlo Resort and Casino) un tono più giovane e trendy. La proprietà del Park MGM comprende altre 2.400 camere, oltre a venue quali il frequentatissimo punto vendita Eataly, Best Friend – l’animato ristorante dello chef losangelino Roy Choi –, il nightclub On the Record e il Park Theater, dove schiere di fan si radunano agli spettacoli di Lady Gaga, regolarmente sold-out.

Ha mai immaginato che la sua vita sarebbe andata in questa direzione?
Dipende: di quanti anni devo tornare indietro? Forse la sua domanda è se sono un tipo da Las Vegas. No, ma non per un motivo in particolare. Non avevo il pallino di Las Vegas, non rientrava nei nostri piani. Però la città mi piace.

Come è nato il contatto tra il Park MGM e il NoMad Las Vegas/Sydell Group?
Jim [James Murren, CEO di MGM Resorts International] ha soggiornato al NoMad di New York e ne voleva a tutti i costi uno anche qui. Così siamo stati a sentire. Non ero particolarmente interessato a sfornare 300 camere e a cercare di inserirmi in un progetto più ampio che non dipendeva da noi. Tra una chiacchierata e l’altra, Jim ci ha fatto un’ottima impressione. Abbiamo notato un’intesa culturale tra le nostre aziende e, a dirla tutta, mi entusiasmava l’idea di avere a disposizione grandi mezzi per lavorare su una scala più vasta. Chiaramente non ce l’avremmo mai fatta senza di loro, sarebbe stata un’impresa folle. Uno degli aspetti che mi intriga di più di Las Vegas è che per certi versi è avanti anni luce, per altri invece alla preistoria.

The Ned, London, Large Room

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