La Cina verso la sua ‘normalità’ 

Secondo il CeSIF la Cina crescerà del 6/7% annuo nel prossimo quinquennio. Francesco Boggio Ferraris ha analizzato il tema

Se per molti la Cina appare come la ‘Wonderland d’oriente’, occorre in realtà approfondirne le dinamiche per coglierne le potenzialità. Il quadro attuale (presentato nel Report “La Cina nel 2018. Scenari e prospettive per le imprese” elaborato dal CeSIF, il Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina) mostra come le riforme messe in atto dall’attuale Governo di Xi Jinping permetteranno una crescita stabile del 6/7% annuo nel prossimo quinquennio, che trainerà reddito pro-capite e consumi. Crescita favorita tra l’altro dall’urbanizzazione e da una middle class in aumento che ha acquisito maggiore sofisticatezza nelle scelte d’acquisto. Un’analisi più approfondita su questi temi ci è stata offerta dal dott. Francesco Boggio Ferraris, Direttore della Scuola di Formazione Permanente della Fondazione Italia Cina.

Tasso di urbanizzazione
Popolazione urbana e rurale

Come il ‘New Normal’ e il successivo piano quinquennale hanno cambiato le dinamiche del Paese?
Con New Normal in Cina si descrive il nuovo corso di un’economia caratterizzata soprattutto da un tasso di crescita più lento. Nella sostanza, però, l’accezione ha un valore più ampio, caratteristica di una visione generale che porterà il Paese ad essere un’economia avanzata e basata in particolare su consumi, servizi e innovazione. L’elemento cardine di questa nuova fase economica è che al principio di quantità bisogna ora sostituire quello di qualità. Delle produzioni, dei consumi, così come della vita stessa. Per capire quanto questo nuovo approccio impatti ed impatterà sempre più sugli stili di vita in Cina, basti citare il piano Healthy China 2030, che tocca molti dei temi del Tredicesimo piano quinquennale sull’igiene e la salute attraverso una ricetta che promuove stili di vita e ambienti di lavoro più sani. A beneficiarne saranno ovviamente anche i consumi e il settore retail, che potrà confermare un tasso di crescita attorno al 10% per i prossimi cinque anni, sospinto principalmente dall’urbanizzazione e dall’aumento del reddito disponibile, oltre che dagli sforzi del Governo per incentivare i consumi privati interni. Allo stesso tempo, gli effetti si noteranno in tutto il mondo, grazie alla trasformazione del modello economico cinese che prevede meno export di bassa qualità e crescita di prodotti tecnologicamente più avanzati.

Che quota riveste la middle class, qual è il suo potere d’acquisto?
Nel 2017, grazie ad una middle class che cresce e una maggiore sofisticatezza nelle scelte dei prodotti di lusso, i cinesi hanno incrementato i loro consumi del 20% rispetto al 2016, raggiungendo un totale di 18 miliardi di euro nel segmento degli acquisti di beni di lusso. Nel 2017, la quota cinese nei consumi globali del settore è cresciuta di due punti, fino a raggiungere un valore del 32%, mentre solo l’8% degli acquisti complessivi avvengono in Cina. In ogni caso, il consumo di prodotti di lusso in Cina è aumentato dell’11% nello stesso periodo. Questo è dovuto sia ad una maggiore consumer confidence sia alla riduzione di dazi, che hanno portato a prezzi più ragionevoli, se confrontati con quelli occidentali.
È vero però che se si analizzano i salari medi nelle singole province cinesi, sia in aree urbane che extraurbane, ci si rende conto che la diffusione della ricchezza è un processo ancora in atto e che deve ancora compiere una lunga strada. Infatti, è possibile notare che nella capitale Pechino, ad esempio, il reddito annuale medio si attesta attorno ai 120 mila RMB, ovvero 15 mila euro, disegnando così il profilo di una middle class ancora lontana, nei grandi numeri, dagli acquisti di beni di lusso espressione del nostro Made in Italy.

Chi sono i Millennials cinesi e che ruolo occupano nella società globale?
Secondo uno studio del Financial Times del 2017 in Cina ci sono oggi circa 300 milioni di “Y shidai”, millennials figli della generazione Y. Sono loro i veri protagonisti dell’ascesa di potenza cinese. Basti pensare che dei 143 milioni di viaggiatori che si sono recati all’estero nel 2017, ben il 39% è costituito da millennials. Sono sempre più orientati a servizi e beni di alta qualità e soprattutto unici, in grado di conferire un maggior senso di benessere e di accrescere la loro mianzi, la “faccia”, ovvero la reputazione.

Quale quota rivestono i consumi dei prodotti del lusso Made in Italy? E nello specifico, l’arredo?
Il mercato dell’arredamento nelle province cinesi nel 2017 ha registrato una crescita dei prezzi al dettaglio, sicuramente influenzata dal fenomeno dell’inflazione ma anche dalla maggiore ricerca della qualità dei prodotti. L’Italia si conferma anche nel 2017 il primo fornitore con 470 milioni di euro e una quota sul totale dell’import del 22%; il settore prevalente di traino è rappresentato da imbottiti, altri mobili e mobili per ufficio. Segue la Germania, prevalentemente per le cucine.
(Fonte: Elaborazione Centro Studi FederlegnoArredo su dati GTA)

 Sono mutate negli ultimi anni anche le modalità stesse di acquisto? Quanto conta l’ecommerce e quanto una più diretta customer experience?
Sono cambiate enormemente e cambiano ogni giorno. Si può quasi sostenere, con un’iperbole, che l’e-commerce rappresenti il passato. Il futuro è rappresentato dalle nuove frontiere dell’approccio O2O, Online 2 Offline, ossia l’integrazione di approccio digitale e fisico nel processo di vendita. Pefettamente descritto dal modello di retailtainment, l’esperienza emozionale come driver determinante nell’acquistare prodotti, magari sperimentati in uno shop brick and mortar ma poi acquistati online tramite il proprio smartphone.

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Tasso di urbanizzazione

Come è cambiato il fenomeno dell’urbanizzazione? E come, parallelamente, si sono modificati gli spazi abitativi?
Oggi vivono nelle città 793 milioni di individui in Cina, per un tasso di urbanizzazione del 70%. Nei prossimi 15 anni, si prevede che altri 350 milioni si sposteranno dalle campagne alle città. La dimensione media degli appartamenti a livello nazionale, tra aree urbane e rurali, si attesta attorno ai 60 m². Basti pensare che nel 2003 era di 30 m².

In conclusione, quali sono le prospettive future per il mercato dell’arredo?
I consumi destinati alla casa da parte delle famiglie sono in progressiva crescita e sono raddoppiati negli ultimi dieci anni a livello pro-capite. Anche l’edificazione residenziale e la massiccia urbanizzazione giocano a favore di una maggiore esposizione all’offerta di mobili dall’Italia.
Fonte: la Cina nel 2018. Scenari e prospettive per le imprese, CeSIF, Fondazione Italia Cina