Il mondo anticonformista di Ron Arad

Veloce e ricco viaggio nel mondo di Ron Arad, un progettista prima pensatore e poi lavoratore, un designer per il quale una linea curva è in realtà una linea retta disegnata diversamente. Un uomo di cultura che fugge dai luoghi comuni, che conserva e valorizza i concetti primitivi del design, un curioso che attrae curiosità

Nato e cresciuto in Israele, poi arrivato a Londra che diventa la sua città; cosa porta con sé del suo essere israeliano?

Tutto! Ognuno di noi è prigioniero della cultura che lo ha circondato! La lingua, il tempo che va a una velocità differente da città a città. Sono nato sul Mediterraneo in un periodo storico molto interessante e ottimista, un momento decisamente migliore di quello attuale.
Sono arrivato a Londra come turista, non avevo deciso di lasciare Israele: ero solo partito per un viaggio senza aver deciso a priori che quella sarebbe stata la mia città.
A Londra mi sono sentito un estraneo, ma avevo al tempo stesso scoperto una dimensione nuova: ero più libero perché non ancora “abituato” al contesto dove ero andato a vivere. Mi sono stabilito in periferia. Con i miei amici eravamo curiosi, molto curiosi, leggevamo tutto quello che succedeva a New York, qualsiasi forme d’arte ci appassionava e sapevamo tutto di coloro che ne erano i protagonisti.

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Big Blue

Si sente più motivato quando riceve un briefing da un’azienda o quando libero di pensare senza vincoli?

Mi sento motivato in entrambe le situazioni. Mi capita di avere delle idee e di chiedermi “quale azienda la potrebbe realizzare?”; ma anche di incontrare un cliente e mentre ancora sta parlando le idee mi rimbalzano in testa. E la cosa più complicata per me è lasciare che le idee viaggino libere, che vadano un po’ dove vogliono.
È capitato, per esempio, quando i responsabili di Dupont mi presentarono con orgoglio il Corian. Mi sfidarono chiedendomi se ero in grado di vedere le giunture tra una lastra e l’altra. Io invece avevo proprio voglia di far vedere le “cuciture”, usando perfino la colla bianca se le lastre fossero state nere. È stato ed è un mio modo personale per interpretare liberamente un prodotto, magari con un po’ di provocazione. Ero consapevole che loro avevano lavorato duramente per rendere la sovrapposizione delle lastre senza soluzione di continuità, ma la mia testa andava esattamente nella direzione opposta

Con Venini che percorso c’è stato?

All’inizio è stato piuttosto complicato e difficile e non ero convinto che sarebbe arrivata una bella soluzione. L’anno scorso invece le cose sono cambiate: la proprietà di Venini era nuova, io ero da un po’ di tempo concentrato su lavori con il vetro e contemporaneamente progettavo occhiali. I nuovi proprietari hanno insistito e alla fine hanno avuto ragione loro: sono molto soddisfatto della collezione di vasi Where are my glasses che è un mix tra due materie per me interessanti, il vetro e gli occhiali, appunto.

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VENINI Dove sono i miei occhiali

Da Ron Arad la gente si aspetta grandi linee curve o qualcosa che luccica o l’uso dell’acciaio: è questa la summa del tuo essere designer?

Assolutamente no. Mi piacciono le linee rette e dal mio punto di vista una linea retta può essere anche curva, perché… la distanza più breve tra due curve è proprio una linea retta!
Se uno si guarda attorno e guarda i miei lavori può vedere tante linee rette e tante curve, oggetti arrugginiti, altri brillanti e riflettenti; mi piacciono tutti i materiali e tutti i colori, dipende che uso se ne fa. Amo l’artigianato, la manualità e i processi industriali con la stessa intensa curiosità e considero la tecnologia uno strumento importante di cui non si deve essere schiavi.
Un tempo, prima si citava il modellista, poi arrivava il designer. Un genio unico e irripetibile come Giovanni Sacchi (il modellista milanese che – tra le tante opere – creò la famosa Olivetti Lettera 22 e ricevette nel 1998 il Compasso d’Oro alla carriera) fece toccare con mano oggetti disegnati da altri, fu il vero precursore delle attuali simulazioni 3D. Ecco, io cerco di combinare queste due realtà, di unire il mondo delle idee con quello delle cose.

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MOROSO Ripple Chair Il rivoluzionario sedile è stato progettato nel 2005

Lei si sente più designer o interior designer?

Non sono un interior designer, sebbene abbia progettato un museo e un hotel; ma non li vedo come il prodotto di un interior designer. È vero che in un vaso non ci dormi e in un hotel sì; diciamo però che il mio approccio alla progettazione è lo stesso. Se hai un buon feeling con il cliente e con i partner tutto scorre facilmente. Ed è uno dei motivi per i quali non mi sento di appartenere rigidamente a una categoria professionale. La mia grande fortuna è stata nel fare cose che attiravano la mia curiosità e contemporaneamente incrociare persone che erano curiose di quello che stessi facendo: quando questa alchimia si esaurirà probabilmente dovrò cambiare mestiere.
Una conversazione con Ron Arad è uno slalom con migliaia di curve, molte delle quali improvvise e inaspettate. Però, alla fine, ha ragione lui: ogni curva è sempre unita a un’altra curva da una linea retta. Retta come il suo pensiero.

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MOROSO Divano Design originale in tessuto di Ron Arad Multicolore