OAK: intervista a Renato Pologna

Un equilibrio definisce la relazione tra le differenti proposte Oak, dalla linea classica alla divisione contemporanea. Una doppia anima che si incontra nel terreno comune del progetto, settore che funge altrettanto da forza propulsiva per l’azienda verso i mercati internazionali. Proprio a partire dal progetto nasce l’intuizione – precoce, nel 2001 – di Oak Design, rinata a nuova vita e destinata a valicare nuove frontiere

Al Salone del Mobile vi presentate per la prima volta unicamente con la divisione Oak Design: è un segnale forte…
Sì, abbiamo scelto di focalizzarci in particolare sulla divisione contemporanea di Oak per darle maggiore visibilità e concentrare in essa la maggior parte delle energie. Stiamo investendo molto in questa linea, con un nuovo sito, un’app, il nuovo showroom aziendale di 600mq ad essa interamente dedicato, e soprattutto i nuovi prodotti. Attraverso Oak Design il nostro obiettivo è infatti allargare il contatto ai progetti di appartamenti in aree metropolitane dove gli spazi sono più contenuti e che guardano proprio al comparto contemporaneo, oltre che ai mercati dove siamo presenti ma non in modo incisivo.

Il classico sta invece camminando lungo una parabola discendente?
È un dato di fatto che il classico sia attualmente meno richiesto. Il settore ha rallentato per questioni di evoluzione di gusti e di clienti. Abbiamo intuito questo fatto già 17 anni orsono, quando abbiamo lanciato la divisione Oak Design nel 2001 e questa è stata la pronta risposta dell’azienda al cambiamento presagito. Ma attualmente Oak prosegue con la sua produzione storica di arredamento in stile, con il suo mercato di nicchia, rivolto al progetto di alto livello: mi riferisco a ville e spazi residenziali di notevoli dimensioni.
Per questo il classico si colloca soprattutto in specifiche aree geografiche: guardiamo alla Russia e al bacino limitrofo dei Paesi ex URSS, il Medio Oriente, l’Estremo Oriente. La Cina è un mercato effervescente, in cui le importazioni sono aumentate, quindi ci fa ben sperare per il futuro.

Quanto vale per voi il settore del progetto?
Vale più del 60% del fatturato, integrato chiaramente con il prodotto. Grazie alle numerose commesse acquisite le prospettive per il 2018 e 2019 sono ottime. Parte del merito va proprio alla divisione contemporanea che ha intercettato una nuova fascia di clienti e di mercati.
In primis l’Europa, che non abbiamo mai considerato prima d’oggi tra i nostri possibili mercati principali. Con le crisi recenti, invece, potenziali clienti come Russi e Arabi sono sempre più presenti nelle città europee, Londra in primis, dove preferiscono investire. È proprio tramite la nostra esperienza sul progetto che abbiamo potuto percepire in tempi non sospetti un cambiamento di tendenza e gusti stilistici: occupandoci di ville di grandi dimensioni ci venivano sempre più richiesti spazi per aree familiari e per i giovani che avessero un’impronta più contemporanea, da affiancare agli ambienti più istituzionali dove il classico permaneva. Così è nata Oak Design, un’intuizione che oggi si è rivelata giusta.

Siete stati quindi precursori di una strategia poi adottata da molti…
Oggi quasi tutte le aziende di classico hanno una linea parallela in stile più moderno. Ma quando nel 2000 abbiamo pensato alla Oak Design, lanciata l’anno successivo, eravamo gli unici. È stato fondamentale avere il supporto nella Direzione Artistica di Luca Scacchetti, a cui si è aggiunto il contributo di firme come Ettore Sottsass, Paolo Portoghesi e altri nomi del design internazionale. Negli ultimi dieci anni progetti molto importanti ci hanno impedito di impegnarci attivamente in questa divisione, ripresa invece con vigore due anni fa. Quest’anno quindi presentiamo il completamento della collezione Milano, lanciata lo scorso Salone del Mobile, un restyling della collezione Percorsi in collaborazione con lo Studio di Architettura Scacchetti Associati e una limited edition disegnata da Sottsass nel 2002.

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MOBILE 7 Limited edition, design Ettore Sottsass, 2002

Oak e Sottsass: un originale binomio…
La collaborazione con Ettore Sottsass è stata un’esperienza unica ed esclusiva, seppure non facile. Lui ha trovato in noi il giusto interlocutore per interpretare i suoi prodotti, noi d’altro canto abbiamo avuto l’opportunità di lavorare con una persona straordinaria che ha fatto la storia. La sfida è stata integrare il suo estro creativo nella nostra identità aziendale. Sono nati prodotti dal carattere fortemente artistico, direi ‘museale’, che sono diventati protagonisti della mostra allestita ad Abitare il Tempo nel 2002, “Chi ha paura del merkato?”. Era proprio il momento in cui l’azienda stava riflettendo sul cambiamento in corso degli stili e ci stavamo affacciando al contemporaneo; l’esposizione stessa metteva in crisi i nostri canoni, riflettendo sul senso del design.

Cos’è allora oggi il design per Oak?
Ci ponemmo la domanda nel 2001 e lo facciamo tutt’ora. Quello che cerchiamo di fare è creare prodotti inediti, che sentiamo nostri, avvalendoci di professionisti dotati di background, gusto e visibilità globale, al fine di proporre soluzioni che durino nel tempo; che rispondano a canoni di bellezza, proporzione, comodità, valori che li possano identificare in icone. Questo per me è il design, un termine che racchiude tutti questi concetti. Se vediamo nella storia pezzi che durano da venti, trent’anni che funzionano ancora, è perché hanno un’attualità costante e questo li rende unici.

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Chaise longue VITTORIA, collezione MILANO
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Divano MANZONI, collezione MILANO
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Tavolo CITYLIFE, collezione MILANO

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