LDF, una sorpresa continua!

Quest’anno il London Design Festival festeggia la 15a edizione. Quale sarà il tema portante e quanti visitatori sono previsti?
Il London Design Festival è troppo ampio per poterlo riassumere in un solo tema, anche se in effetti emergono alcuni fili conduttori. I materiali e la sostenibilità sono sempre in prima linea. Ad esempio, la Somerset House ospiterà Pentatonic, un impianto di riciclaggio mobile off-grid che trasformerà i rifiuti domestici in articoli di design, e una nuova mostra intitolata “Design Frontiers”: 30 designer esporranno opere che superano i confini della loro disciplina facendo leva su materiali, idee e innovazione. Attendiamo più di 400.000 visitatori, senza contare chi si troverà a passare dal festival per caso.

La migliore installazione?
Villa Walala di Camilla Walala a Broadgate, vicino alla fermata di Liverpool Street. Si tratta di un enorme parco giochi gonfiabile multicolore ispirato al Gruppo Memphis, che in questo periodo sta tornando alla ribalta. Sarà un’opera energica, inaspettata, ma soprattutto memorabile. Vogliamo che le nostre installazioni raccontino storie di design, e questa è senza dubbio una.

C’è anche un nuovo quartiere del design: Mayfair.
Londra è stata spesso definita una “città di villaggi” e Mayfair è sicuramente uno di quelli storici. Ogni quartiere ha un’identità propria e questo è il nono, una location dall’impronta internazionale che riunisce brand italiani quali Achille Salvagni, Mazzoleni e Alessi. In più, le gallerie allestiranno mostre di Carpenters Workshop, Galerie Kreo e Patrick Seguin e il ristorante Sketch aggiungerà un tocco di design unico al quartiere.

Il festival è un’importante vetrina per i giovani talenti.
Nell’ultimo decennio, il LDF ha organizzato un programma di commissioni che ha coinvolto designer in varie fasi della loro carriera, dalle star come Marc Newson, Zaha Hadid e David Chipperfield ai talenti emergenti come Raw Edges, Max Lamb e Martino Gamper. O almeno, erano emergenti quando abbiamo collaborato con loro! È una soddisfazione guardare al passato e vedere i progressi compiuti dagli oltre 50 designer che si sono prestati per le nostre commissioni.
Il Festival nel suo complesso conta centinaia di nomi. Scovare nuovi talenti è una sfida e noi teniamo sempre gli occhi e le orecchie aperti in cerca di nuove idee e opportunità. Sceglierli è qualcosa di istintivo e a volte l’ostacolo maggiore è trasformare un’idea grezza in un’installazione di cui tutti possano fruire.

Lei ha affermato che: “il nostro pubblico è autodidatta, informato sulle tecnologie e i canali del design”.

Ormai non possiamo più fare a meno dei social media per raggiungere il pubblico. Sono strumenti di grande impatto, attraverso i quali la generazione dei millennial consuma idee e informazioni. Il nostro scopo è tentare di lanciare nuovi spunti di riflessione sul design presso un pubblico il più vasto possibile, con tutti i mezzi necessari.
Funziona così, ad esempio, quando i visitatori si recano al museo V&A (dove è esposto il programma dei progetti) per la prima volta, si imbattono in qualcosa di nuovo che non sapevano di voler vedere in uno dei quartieri del design e, grazie al Festival, entrano in contatto con qualcuno che farà la differenza nel loro futuro.