Hospitality in Cina fra tradizione e modernità

Molti boutique hotel realizzati negli ultimi anni in diverse regioni della Cina se da un lato offrono agli ospiti la possibilità di conoscere e apprezzare aspetti e caratteristiche che riscattano l’immagine spesso negativa o superficiale che si ha del Paese, quando identificato con industrializzazione ed edilizia selvagge, smog, città immense e caotiche, dall’altro sono occasione per gli architetti di lavorare sulla commistione fra caratteri vernacolari e contenuti progettuali contemporanei, in contesti sia urbani sia naturalistici.

Dal punto di vista del paesaggio e della natura, la Cina detiene un patrimonio enorme, spesso intatto, di grande varietà e bellezza. Come quello che si può ammirare, ad esempio, soggiornando nel resort Six Senses Qing Cheng ai piedi della omonima catena montuosa e sito Unesco, nella regione in cui ha inizio la leggendaria Via della Seta, ma nota anche per i panda giganti e per l’antico sistema di irrigazione di Dujiangyan.
Progettato da Habita Architects, il resort è immerso nella natura e assume sul sito la forma di un villaggio tradizionale in cui, oltre a una spa di 1.700 metri quadri e due piscine riscaldate, sono disposte le 113 residenze per gli ospiti, dalle suite con balconi o verande agli appartamenti con cortile interno o giardino, alle ville con piscina.

Dall’interior design alla cucina offerta nei ristoranti, il tema che emerge dominante è quello di un approccio contemporaneo ma molto attento alle tradizioni locali, oltre che sostenibile e ‘organico’: per i materiali naturali che caratterizzano tutti gli interni, come bambù, rattan e pietra, per il cibo a chilometro zero coltivato nell’orto del resort, per l’armonia fra verde, spazi abitati aperti verso l’esterno, colori chiari e luce naturale.

Anche il piccolo hotel By Spring Villa è progettato come un villaggio (per pochissimi abitanti) e un’oasi di verde e di pace, pur se in un contesto urbano molto denso, quello di Chongqing, città popolosissima nota negli ultimi anni per il frenetico sviluppo immobiliare ma da sempre per le numerose fonti termali. Oltre un ingresso simile all’atrio di un tempio, le 13 ville – dalla Spa House a due piani di 80 metri quadrati alla Small Villa di 150 metri quadri con giardino privato, alla Presidential Villa di 800 metri quadrati su tre piani – rappresentano un vero e proprio rifugio dalla città con piscine termali private.

Come per il Six Senses il mix è fra tradizione e modernità, qui con atmosfere decisamente meno rustiche. Le residenze, organizzate attorno al tradizionale cortile interno, coniugano spaziose architetture con rivestimenti in legno e lapidei a un decor raffinato e contemporaneo, che alterna toni neutri a colori più decisi.

Contesto urbano anche per The Temple House di Chengdu, realizzato da Make Architects come parte integrante del complesso culturale e commerciale attorno al Daci Temple, costruito più di mille anni fa dalla dinastia Qing. Qui l’incontro fra nuovo e antico è reso ancora più evidente dalla composizione dell’edificio che ospita l’hotel: due torri di diversa altezza a forma di L collegate da un edificio storico recuperato e restaurato, costruito nello stesso periodo del tempio e caratterizzato dalla tipica forma bassa e quadrangolare raccolta attorno a un cortile interno, in cinese Bitieshi. Se i nuovi volumi accolgono l’uno le 100 camere e l’altro i 42 appartamenti, la lobby e alcune zone comuni sono state sistemate nella parte storica, rinata in seguito al restauro di murature in mattoni, decorazioni lignee, soffitti e pavimenti in legno, gradini in pietra e tetti aggettanti. All’interno, soprattutto nelle stanze per gli ospiti, l’estetica è decisamente più moderna, ricca di contrasti di colore, luce naturale e artificiale, texture, con alcune citazioni della cultura locale, in particolare la tradizione dei materiali intrecciati o l’utilizzo del bambù.