Debutto per la London Design Biennale alla Somerset House

È la prima edizione della London Design Biennale, ma si inserisce in un contesto già fibrillante alla Somerset House. Ovvero le celebrazioni del 500esimo anniversario della pubblicazione di Thomas More, Utopia. Da qui prende le mosse anche la Biennale londinese che si ispira al tema Utopia by Design, direttamente collegato a Utopia 2016: A Year of Imagination and Possibility che pervade la Somerset House: un percorso esplorativo tra città del futuro, omaggi all’irrealizzato proposito utopistico del passato e innovative soluzioni per le problematiche del 21esimo secolo.

37 Paesi, con le loro installazioni, prototipi e progetti, contribuiscono ad arricchire questo panorama culturale, per tre settimane (fino al 27 settembre) di vibranti esposizioni che includono anche imponenti sculture cinetiche, installazioni digitali, pop-up culinari, performance e virtual reality rendering del futuro. L’obiettivo della Biennale? Esplorare e ispirare il ruolo del design nel futuro.

I visitatori possono prendere un succo di melograno, gustare un falafel o far tappa dal barbiere nella meticolosa ricreazione di Annabel Karim Kassar dei tipici quartieri di Beirut (Libano); o influenzare la scultura luminosa del design team mischer’traxler, mentre si muove, si affievolisce o risplende a seconda della presenza degli spettatori (Austria); mangiare le pietanze di Chung-Ho Tsai in una tranquilla foresta progettata da Rain Wu (Taiwan); ma anche rilassarsi nelle accoglienti “bocche” di grandi animali ideati da Porky Hefer (Sud Africa) o passeggiare tra le vie della Santander del 2100, in una realizzazione virtuale della smart city del futuro (Spagna).

Nella cornice della Biennale vengono così portate all’attenzione questioni universali, come la sostenibilità, le migrazioni, i conflitti, l’inquinamento, l’innovazione tecnologica, la scarsità d’acqua e le diseguaglianze sociali.

Così l’architetto messicano Fernando Romero esplora il concetto di città di confine “transnazionali” come soluzione al problema delle migrazioni e della crescita demografica; Israele presenta invece una proposta per organizzare i primi soccorsi nelle zone colpite; tre designer nigeriani analizzano come l’equilibrio ambientale possa essere ripristinato al Delta del Niger mentre la ricerca dell’australiano Brodie Neill si focalizza sulla dispersione della plastica nell’oceano.

Il mondo britannico è rappresentato dal duo Edward Barber e Jay Osgerby, autori di una scultura cinetica di 14 metri che occupa l’iconica Edmond J. Safra Fountain Court.

Presenti poi istituzioni internazionali del calibro di Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum (USA), German Design Council, MAK (Austria), Moscow Design Museum (Russia), Triennale Design Museum (Italy), India Design Forum, Southern Guild (South Africa), e The Japan Foundation.

 

Images credit: Ed Reeve