Il nuovo minimal. Equilibri essenziali

Tre progetti, tre differenti location che attraversano l’Italia, tre studi di architettura. Sono la geometria degli spazi e l’essenzialità dell’interior a fare da trait d’union, pur non essendo motivate da una ricerca di tendenza, bensì da un preciso intento di valorizzazione dell’esistente. L’equilibrio contemporaneo tra contenitore e contenuto ricerca un concetto di eleganza semplice, di lineare sobrietà in grado di esaltare i più differenti contesti. Entriamo nello specifico.

È  un processo di sottrazione finalizzato alla creazione di contesti contemporanei raffinati e dall’atmosfera tranquilla, che guida l’architetto Alessandro De Sanctis nella sua progettualità; ed è ciò che ritroviamo nel progetto Apostoli Loft da lui firmato. Il loft è situato all’ultimo piano di un edificio costruito a Roma nel 1644 dall’architetto Mattia de Rossi (allievo del Bernini) e ristrutturato nel 1719 dall’architetto Alessandro Specchi. Un open space con soggiorno, cucina e bagno occupa il primo piano, mentre la camera da letto si trova al piano soppalco. Il tutto è enfatizzato da un vetro riflettente utilizzato per produrre un senso di espansione dello spazio interno; ma è altresì illuminato da luce artificiale indiretta «al fine di permeare gli interni di un’atmosfera tranquilla in contrasto con la vita caotica della città Roma al giorno d’oggi», spiega l’architetto. Nel processo di trasformazione attuato dallo studio, non è stato tralasciato lo spirito del periodo barocco romano, da cui ha preso vita la struttura originaria. Tutt’altro, ne è stato esaltato. Non a caso, la balaustra curva e il porta tv a serpentina sospeso sono stati ispirati dalla facciata a serpentina della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, progettata da Francesco Borromini a Roma; la zona giorno è stata pavimentata con lastre di travertino romano opaco; il divano e il tavolo sono stati realizzati in legno massello di castagno come le travi originali del tetto.

Nel progetto di ristrutturazione dell’appartamento che sarebbe diventato la Casa di Andrea, lo studio Duearchitetti ha puntato sull’eleganza per valorizzare l’ambiente in modo distintivo. L’appartamento è al terzo piano di una costruzione di fine Ottocento, ubicata nella città di Varese. La pianta è governata da chiari assi longitudinali e trasversali che attraversano le stanze, dalle dimensioni familiari, creando così uno spazio proporzionato. Echi della storicità della costruzione li ritroviamo nelle numerose porte – a due ante e con maniglie di ottone – che ritmano l’appartamento. Il pavimento in cemento, una superficie continua che si estende per tutto lo spazio, dialoga in modo complementare con gli alti soffitti in legno. La luce che penetra dalle finestre ampie e uguali tra loro (ad eccezione della veranda), disposte sui tre lati della casa, illumina le morbide venature verticali del legno di olmo che contraddistingue l’ingresso, e che ritroviamo nella biblioteca e nella cucina.

Dal Nord, al Centro, fino al Sud Italia. L’architettura cittadina lascia il passo al paesaggio rurale mediterraneo, che detta le regole per la progettazione della Villa RP, un avamposto della Sicilia Orientale. Affacciandosi sul mar Ionio da una lato e sulla vista dell’Etna dall’altro, questa residenza sorge ad Acireale, in provincia di Catania, sviluppata dallo Studio Forte Architetti quale variazione sul tema dell’architettura rurale della masseria tipica dell’area mediterranea, ossia caratterizzato dalla configurazione a corte della pianta. È lo scenografico panorama che ha condizionato la realizzazione dell’edificio, composto da sistemi di volumi disposti in base alle viste. «La committenza aveva idee precise su molti aspetti, per lo più funzionali e in rapporto al contesto – spiegano gli architetti – L’idea centrale era quella di costruire un edificio con il minore impatto visivo possibile sul sito, quindi armonizzato con l'ambiente circostante, e che allo stesso tempo con quel paesaggio avesse una intensa relazione visiva e di vita. Anche da un punto di vista funzionale il briefing aveva alcuni punti chiari: l’edificio doveva essere impostato su un unico livello e la struttura da realizzare doveva essere in cemento». Alla logica compositiva degli esterni, risponde parallelamente la scelta dell’interior. « Le volumetrie complesse, volutamente cercate e articolate, dovevano manifestarsi anche all’interno. Espansioni, contrazioni, compenetrazioni visive e scomposizioni dei volumi puri sono gli aspetti pregnanti e i valori estetici che intendevamo esprimere; di conseguenza, finiture e scelte di interior design sono state volte ad esaltare quegli aspetti essenziali: il minimal in questo senso persegue l’obiettivo dell’architettura, per questo è coerente con l’intero progetto. I materiali usati – il cemento per la realizzazione di superfici continue e i pannelli bianchi per le pieghe dei volumi in alzato – rendevano al massimo la nostra idea di partenza».