Francisco Gomez Paz. Le nuove frontiere della luce

All’ultimo Salone del Mobile ha presentato Mesh, un innovativo chandelier a LED. Perché le interessa indagare questa tecnologia?

Mesh è l’evoluzione di una ricerca che sto conducendo da diversi anni per cercare di "capire" e interpretare il LED. Penso che possa essere considerato il riassunto di quanto ho fatto nell’ultimo periodo. Il LED è una tecnologia rivoluzionaria e mi affascina perché consente di sperimentare nuovi modi di illuminare e generare luce. La mia intenzione come designer, infatti, è quella di scoprire le nuove frontiere del possibile.  

In che modo il progetto di Mesh risponde a questa sua esigenza?

Non mi interessa usare il LED all'interno di un diffusore, come fosse una lampadina. La fonte d’irradiazione dei sistemi a LED non è più un’unica sorgente di luce, ma tante piccole sorgenti. Mi sono proposto di creare una lampada partendo da questa possibilità di scomposizione della luce, distribuendo i LED nello spazio in modo di ottimizzare la diffusione della luce, ma soprattutto con l’intenzione di donare a ognuno di questi punti luminosi una assoluta indipendenza. Volevo creare una lampada che consentisse di gestire la posizione e la quantità della luce, un oggetto flessibile in grado di entrare in dialogo con l’ambiente e di adattarsi ai bisogni di chi la utilizza.

Mesh consente di gestire in totale libertà l’emissione della luce controllando ogni singolo LED. Quali sono i segreti di questo virtuosismo tecnico?

I 132 LED che compongono la lampada sono sostenuti da una trama di cavi, ognuno dei quali porta una corrente positiva e una negativa. Questo espediente garantisce una completa indipendenza a ognuno dei LED, che può essere acceso o spento a prescindere dagli altri. È anche possibile stabilire l'intensità di ognuno dei punti luminosi per modulare l'irradiazione. Ad esempio è possibile avere una luce diretta, disattivando i led della parte superiore e accendendo quelli della parte inferiore. Se si desidera una luce indiretta, è sufficiente fare il contrario. Ma le possibilità sono praticamente infinite. 

Qual è il rapporto tra tecnica ed estetica in questo progetto?

Per me questo progetto è stato un modo di esplorare le caratteristiche tecniche del LED attraverso un racconto estetico molto particolare. Ho voluto “dematerializzare” la lampada tradizionale attraverso una trama di cavi che dispongono nello spazio dei piccoli punti luminosi “immateriali”. Una lampada leggerissima per la quale ho usato la minore quantità di materia possibile per attribuire la massima importanza alla luce. 

Quella con Luceplan è ormai una collaborazione consolidata.

Si, ormai abbiamo realizzato diversi progetti assieme. La mia prima lampada è stata Hope, un prodotto fortunato che ha aiutato a stabilire un rapporto di grande fiducia reciproca. Poi, con Synapse è iniziata la fase di sperimentazione con i LED. Si trattava di una lampada modulare pensata per suddividere gli spazi con una trama illuminata. Nothing era un esercizio quasi concettuale nel quale ho cercato di cancellare tutte le memorie estetiche delle lampade del passato. L’ultimo progetto sviluppato prima di Mesh è stato Tango, una lampada a geometria variabile che consente di modificare con un semplice tocco l'orientamento del proiettore.