Luceplan e la forma della luce. Intervista a Patrizia Vicenzi

Nata nel 1978 a opera degli architetti Riccardo Sarfatti, Sandra Severi, Paolo Rizzatto, e dal 2010 parte del business Consumer Luminaires di Philips Lighting, Luceplan è divenuta nel tempo sinonimo di innovazione e sperimentazione nel campo dell’illuminazione. Un carattere manifestato anche in occasione dell’ultima edizione di Euroluce, biennale del Salone del Mobile di Milano svoltasi ad aprile, dove abbiamo incontrato l’AD del brand, Patrizia Vicenzi.

Come vi siete presentati a Euroluce?

Siamo arrivati con diverse novità. Quest’anno collaboriamo con designer che hanno già lavorato per Luceplan in più di un’occasione e con cui abbiamo stabilito una relazione proficua fin dal 2004, quindi ci conosciamo molto bene. In virtù di questo siamo  stati in grado di rivelare al meglio la loro espressività, unita alla spinta innovativa che l’azienda può garantire e alla Ricerca e Innovazione che costantemente facciamo sia sui materiali che sulle sorgenti di luce.

Quali sono gli elementi più innovativi che caratterizzano le nuove proposte?

Per lo chanderlier Stochastic, l’idea di Daniel Rybakken è stata di scardinare il concept del tradizionale chandelier, quindi senza una rigida ripetizione simmetrica di ogni singolo elemento, che in questo caso è mantenuto, ma la ripetizione è inesistente, anzi dominata dalla casualità. Abbiamo poi reinterpretato una famiglia di lampade paralume, su disegno di Inga Sempé. Un’impresa non facile, specialmente per un’azienda come Luceplan che ha nel portafoglio una delle lampade paralume più famose, un’icona del design, ossia Costanza.

L’idea di Inga è stata di aggiungere un elemento a questa tipologia di prodotto, attraverso l’orientabilità del paralume raggiunta con un semplice movimento, un gesto intuitivo senza alcun meccanismo, sganciato dal corpo della lampada. Per raggiungere tale risultato sono stati necessari studi di bilanciamento, così come in Soleil-noir di Odile Decq: sembra sospesa nell’aria sfidando le leggi dell’equilibrio. La lampada è stampata in poliuretano espanso in corpo unico, caratteristica dal grande impatto visivo, con una sospensione asimmetrica. Infine Francisco Gomez Paz  ha puntato sull’estremo dinamismo in Mesh, per raggiungere un controllo della luce che consenta un benessere ottimale e costruire uno scenario luminoso di impatto.

Tutte le lampade hanno una tecnologia a led: innovazione e sostenibilità vanno di pari passo quindi…

Se c’è la disponibilità di una tecnologia sul mercato che è valida, più performante, più economica e che fa risparmiare, credo sia importante trarne il meglio. Siamo un’azienda che investe tantissimo nell’innovazione, che è il nostro punto di forza e per cui siamo noti. Pensiamo che i led siano la luce del futuro e ormai apparteniamo a questo mondo.

Cosa ricercate nei designer che firmano i vostri prodotti?

Certamente tutto parte da una questione di affinità, ma anche di relazioni durature. Alcuni arrivano con un livello di distinzione molto alto, altri invece sono meno tecnici, ma danno comunque un contributo importante, quindi ci sono approcci diversi. Ovviamente facciamo molta attenzione a ciò che accade attorno a noi, cercando di fare scelte non banali o semplicemente di firme internazionali, ma cercando di capire chi possiede quella capacità di interpretare la luce, che è una capacità magica.

Modellare la luce è quindi una questione di funzionalità o artisticità?

Luceplan non parte mai dalla forma di un prodotto. La progettazione nasce da una funzione, una necessità o una sorgente, che consentono tante possibilità di lavorazione. Questo è il punto di partenza per lo sviluppo del prodotto. L’effetto artistico è la risultante di tale processo.

Cosa si cerca quindi nell’illuminazione?

La risposta è facile: benessere. Al di là del consumo energetico, della funzione, tutti questi elementi concorrono a creare il massimo benessere per l’ambiente in cui si vive e quell’atmosfera che solo la luce può dare.

Tra le novità che vi riguardano, è recente l’apertura di un nuovo showroom a New York: che valenza ha per voi questo mercato?

Per noi gli USA sono un mercato di riferimento, fortemente guidato dal contract e grazie al fatto che siamo lì da tanto tempo abbiamo riscosso risultato eccezionali. Lo scorso anno qui siamo cresciuti tantissimo, con un +10%. Nota interessante è che negli Usa le collezioni di Luceplan non hanno lo stesso ranking dell’Europa e anche il consumo è completamente differente. Possono essere considerati anticipatori delle esigenze, soprattutto nell’area della California in cui c’è molta attenzione sui temi legati all’ambiente e tema acustico. Qui abbiamo ad esempio una richiesta altissima delle nostre soluzioni luce che combinano anche un sistema acustico: sono certa che lo stesso fenomeno arriverà presto da noi. Possiamo quindi dire che abbiamo una grande sintonia in fatto di avanguardia.